Patricia Urquiola: intervista a Design Mag

Durante i festeggiamenti per il decimo anno di liaison fra Moroso e la designer spagnola Patricia Urquiola, presso la Casa dell’architettura di Roma, abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei, una delle poche donne designer ad aver avuto riconoscimenti importanti come Designer dell'Anno, insieme all’Elle Decor International Design Awards, al Chicago Athenaeum Good Design Award e il Design Prize di Colonia

[galleria id=”1585″]Moroso festeggia il decimo anno di liaison fra l’azienda friulana e la celebre designer spagnola Patricia Urquiola, presso la Casa dell’architettura di Roma. Un’occasione imperdibile per noi di Design Mag per fare quattro chiacchiere con lei e con i fratelli Moroso. Patricia, ripercorre questi dieci anni in una location d’eccezione, dove prendono posto insieme agli invitati anche le sue splendide creazioni firmate Moroso, che parenti stretti, sono presenti anche loro, in prima fila, ad assistere al suo racconto. Lei è una delle poche donne designer ad aver ottenuto riconoscimenti importanti come Designer dell’Anno, insieme all’Elle Decor International Design Awards, al Chicago Athenaeum Good Design Award e il Design Prize di Colonia. Molto del suo successo lo deve anche a Patrizia Moroso, che l’ha voluta in azienda fin dall’inizio. Tra le due è nata una splendida amicizia che mischia lavoro, viaggi, famiglia e stima reciproca, in un settore dove di donne non se ne trovano poi tante.

Patricia, parlaci del legame con Moroso.
 
Tra me e l’azienda è nata subito un’ottima collaborazione. Io sono entrata qui che ero considerata una ragazza piena di idee fantasiose e nei primi tempi ho dovuto lottare per farle accettare. L’azienda Moroso era legata ad un certo tipo di tradizione, ma con l’arrivo della nuova generazione, ovvero quella di Patrizia Moroso ed i suoi fratelli queste tradizioni hanno iniziato a cambiare. Ora per me è come essere in famiglia, si litiga, si scherza, si passano ore ed ore insieme e alla fine viene fuori un legame fantastico, una specie di storia d’amore. Insieme abbiamo realizzato opere che sono destinate a segnare la storia del design italiano e diventano icone dell’azienda friulana, come ad esempio Fjord, Bloomy, Lowseat, Highlands, Shangai Tip, Antibody, Tropicalia, Rift o Bohemian, fino ad arrivare alle ultime novità presentate durante il Salone del Mobile 2010.
 
Come sei riuscita ad affacciarti al mondo del design? Come era lavorare con Castiglioni?
 
Io sono spagnola e italiana, ormai mi sento entrambe le nazionalità. Sono nata a Oviedo, ma sono sbarcata in Italia come Erasmus, e da allora ci sono rimasta. A Milano ho avuto l’opportunità di diventare assistente universitaria di Achille Castiglioni e Eugenio Bettinelli, poi ho lavorato con Magistretti. Castiglioni per me resta un mito, il migliore in assoluto, ho tutti i suoi principi in testa, ma il suo modo di lavorare era piuttosto concettuale e non ti permetteva di sporcarti le mani, di plasmare la materia di sperimentare le forme. Con Magistretti invece tutto il contrario, lui ti buttava direttamente sul campo, trasmettendoti il suo sapere concretamente, ed oggi molte mie opere prendono spunto da sue idee.

 
Come nascono i tuoi progetti?
I miei progetti nascono da viaggi, da intuizioni, spesso da idee suggerite da Patrizia Moroso, vengono fuori anche osservando i giochi di mia figlia, un centrino lavorato a mano, un fiore, un tessuto tradizionale, un viaggio che mi da qualcosa di speciale. Ed è così che sono nati molti dei miei lavori, ma soprattutto collaborando tutti insieme in azienda per cercare di riflettere sui gusti del pubblico, elaborando per mesi e mesi uno stesso progetto.

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