Il pensiero arriva puntuale, ogni estate, appena le temperature iniziano a salire e il ventilatore smette di essere sufficiente. Guardi il tuo terrazzo, grande, spazioso, con quella vista che basterebbe da sola a convincerti. E ti immagini già lì, immersa nell’acqua, bicchiere alla mano, zero traffico, nessuna coda in piscina pubblica. Solo silenzio e refrigerio. L’idea è chiara, concreta, quasi semplice. Perché non mettere una piscina direttamente in terrazza? In fondo lo spazio c’è, la voglia pure. Ma poi arrivano i dubbi, quelli che nessuno ti dice subito. Il peso dell’acqua, la stabilità del pavimento, i permessi, i vicini, il condominio. E così quello che sembrava un progetto realizzabile rischia di diventare un grattacapo estivo.
Ci sono casi in cui tutto fila liscio e la piscina sul terrazzo diventa realtà. Ma ci sono anche molte situazioni in cui le cose si complicano, e non sempre per motivi visibili a occhio nudo. Il problema vero è che spesso si sottovaluta il peso dell’acqua. Letteralmente. Un metro cubo equivale a una tonnellata, e basta una piscina fuori terra piena per superare in pochi minuti il limite strutturale di molti solai. E non si parla solo di crolli. Anche un leggero cedimento può significare danni permanenti all’edificio. Ma la buona notizia è che esistono soluzioni intelligenti, leggere, studiate per ambienti così. L’importante è sapere cosa valutare, prima di ritrovarsi con la piscina sul terrazzo e la calce nel salotto del vicino.
Sì, puoi avere una piscina sul terrazzo (ma non come pensi)
Il primo dettaglio da affrontare è tecnico, non estetico. Il terrazzo può essere grande quanto vuoi, ma se non regge il peso, la piscina non si può fare. Il carico che una vasca piena esercita su una superficie è enorme, anche quando parliamo di modelli piccoli. L’acqua pesa, la struttura pure, e in pochi minuti ci si trova a sfiorare i limiti di sicurezza senza nemmeno accorgersene. In generale, i solai residenziali sono progettati per sopportare un carico massimo di circa 200 o 300 kg al metro quadrato.
Alcuni arrivano a 400 o 450, ma sono eccezioni. E una piscina, anche compatta, supera quei valori in fretta. Per questo il punto di partenza deve essere una verifica con un tecnico abilitato, spesso un ingegnere strutturale, che possa calcolare con precisione la portata del terrazzo e dire cosa si può o non si può fare.

Poi arriva il capitolo “permessi”. Qui la risposta è meno rigida, ma non meno importante. Se la piscina è piccola, smontabile, e non modifica la struttura portante dell’edificio, in molti casi non serve alcuna autorizzazione. Ma quando il progetto diventa più complesso, o comporta interventi sul solaio – ad esempio per rinforzarlo – è obbligatorio presentare una SCIA, cioè una segnalazione certificata di inizio attività. In alcuni casi bisogna anche depositare i calcoli strutturali al Genio Civile.
E va detto chiaramente: se vivi in condominio, anche se il terrazzo è di tua esclusiva proprietà, è buona educazione avvisare i vicini. Non tanto per ottenere un via libera formale, ma per evitare discussioni future. L’acqua fa rumore, le pompe di filtraggio anche, e una vasca in terrazza attira inevitabilmente l’attenzione.
Ci sono poi questioni più pratiche che spesso sfuggono. Una piscina, per quanto piccola, richiede manutenzione. Non basta riempirla una volta e godersela. Va pulita, l’acqua va trattata, i filtri vanno controllati. Ci sono costi fissi e costi variabili. Il consumo d’acqua, l’energia elettrica per il sistema di filtraggio, i prodotti per la disinfezione.
E anche l’evaporazione va considerata, perché nei mesi più caldi si perde acqua ogni giorno. Niente di drammatico, ma è giusto saperlo prima. Un altro aspetto è la gestione degli spazi. Una piscina, anche gonfiabile, occupa. E ridisegna l’equilibrio di un terrazzo. Non sempre conviene sacrificare tutta l’area per un uso che magari resta limitato a due mesi all’anno.

Il lato positivo è che oggi esistono soluzioni pensate apposta per i terrazzi. Piscine fuori terra leggere, compatte, facili da montare e smontare. Modelli in pvc, vasche con idromassaggio integrate, strutture in legno o metallo che stanno sotto la soglia di rischio e offrono comunque una bella esperienza.
Alcuni produttori indicano già il carico massimo e consigliano in quali situazioni il prodotto può essere usato. In ogni caso, la parola chiave è responsabilità. Non serve rinunciare al sogno della piscina privata. Serve solo affrontarlo con consapevolezza, senza improvvisazioni. Perché in fondo l’idea è bella, ma non vale il rischio di compromettere la struttura di casa propria o quella dei vicini.
Avere una piscina in terrazzo non è più un lusso da copertina. È un’opzione reale, soprattutto nelle grandi città dove il giardino non è un’opzione. Ma come ogni scelta che riguarda la casa, va fatta con criterio. Lo spazio può esserci, il desiderio anche. Ma è il modo in cui ci si arriva che fa la differenza.
E se sei tra quelli che stanno per cliccare “acquista ora” su un sito di piscine gonfiabili, forse vale la pena fermarsi un attimo. Fare due conti. Sentire un tecnico. Parlare con l’amministratore. E poi sì, preparare il costume. Ma solo quando sei sicura che sotto alla tua piscina non ci sia un problema pronto ad affiorare.