Vendere ad un figlio una casa ad un prezzo irrisorio: non è una donazione, cosa si rischia

Altro che donazione, fai molta attenzione se vendi casa a tuo figlio ad un prezzo irrisorio: ecco cosa si rischia, i dettagli su una situazione piuttosto particolare.

Sia che si tratti di soldi che di beni e proprietà, non è detto che il rapporto di parentela agevoli le pratiche burocratiche, anzi. Anche quando si decide di regalare/vendere qualcosa al proprio figlio, infatti, è necessario eseguire correttamente tutti i passaggi previsti. Solo in questo modo si può stare sicuro di evitare irregolarità e conseguenti sanzioni.

Non è di certo raro sentire di immobili venduti da un genitore al figlio ad un prezzo (ovviamente) decisamente inferiore a quello di mercato. Certo, non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per il fatto che, magari, un altro figlio potrebbe sentirsi leso da una vendita che, in realtà, ha praticamente mascherato una donazione.

Cosa si deve fare quindi un genitore per vendere la casa a suo figlio? Su un caso del genere è recentemente intervenuto il Tribunale di Verona, facendo chiarezza a riguardo con la sentenza n. 89 del 17 gennaio 2025. A tal proposito, paletti sono davvero molto chiari.

Vendita a basso prezzo ad un figlio, donazione o no? La situazione dal punto di vista legale

Come riportato da La Legge per Tutti, la sentenza del Tribunale di Verona mette in chiaro che, un basso prezzo, non è un elemento sufficiente per qualificare la vendita dell’immobile in questione come un negozio misto a donazione.

bilancia della legge
Vendita a basso prezzo ad un figlio, donazione o no? La situazione dal punto di vista legale- designmag.it

Per parlare di donazione indiretta, infatti, è necessario che sussista una sproporzione significativa (non un semplice prezzo scontato, quindi) tra il prezzo d’acquisto e il valore di mercato, oltre alla chiara consapevolezza da parte del venditore di ricevere molto di meno di quanto potrebbe ricevere, con lo scopo di dare vantaggio all’acquirente.

La volontà deve essere chiara, precisa e spontanea; in assenza di questa prova (difficilissima da dimostrare) l’atto in sé rimane comunque una vendita, perfettamente valida (anche se svantaggiosa per chi vende) e non etichettabile come donazione a livello legale.

In casi normali, la situazione non porterebbe troppi problemi, ma qualora ci fossero dispute per l’eredità la faccenda diventa piuttosto ingarbugliata: in sostanza, chi crede che il prezzo d’acquisto sia stato troppo basso e fissato per portare vantaggio al figlio (l’altro figlio, nel caso di altro erede) ha l’onere di produrre delle prove a sostegno della sua tesi. Una richiesta non facile da esaudire, ma comunque sempre presente e in grado di alimentare lunghe battaglie legali fra parenti.

 

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