Punti vendita: da Parigi, New York a Londra, un nuovo stile

Punti vendita: da Parigi, New York a Londra, un nuovo stile cambiato con gli anni e al passo con i tempi

Boutique Otto Uomo Londra, 2012, Ezio Riva

I punti vendita sembrano essere diventanti uno degli indici più attendibili per meglio identificare le tendenze e le nuove direzioni dell’interior design.

Questa mia introduzione sembra avvallare una conoscenza comune e consolidata tra tutti quelli che si occupano di arredo. Molte riviste, libri e mostre hanno sempre dedicato ampio spazio all’apertura di nuovi punti vendita, luoghi dove i brand più importanti, presentano in prestigiose ‘location’ il loro prodotto attraverso spazi attentamente studiati per sperimentare nuove tipologie di arredo ma anche per studiare in modo più approfondito la psicologia del marketing aziendale.

Come sempre una lettura del recente passato ci può aiutare meglio a capire questa presentazione.

Ogni periodo ha il suo stile: sembra un’ovvietà, però non lo è del tutto. I nomi degli ‘stili’ spesso derivano da situazioni storiche, eventi o personaggi che hanno caratterizzati il periodo storico in cui il movimento si è sviluppato. L’architettura ed il (interior) design, che sono a pieno titolo oggi parte dell’espressione artistica, devono essere sempre lette, relazionata ed integrata alla storia, alla scienza ed alla politica dei vari periodi. Ecco perché ci ritroviamo con definizioni di arredi e ambienti Elisabettiani, Impero, Deco – per definire le prime esperienze di decorativismo ‘borghese’ – o, più vicino a noi, Pop, od ancora, Minimalista – in rapporto ad esperienze artistiche o filosofiche.

Non procedere con letture contestualizzate in questo senso, porta ad una visione parziale e ad un incomprensione che finisce per avere il solito commento da parte del pubblico: mi piace … non mi piace.

La diffusione sempre più ‘internazionale’ dei punti vendita ha fatto si che, a partire dagli anni ‘50, anche questi abbiano risentito del ‘peso’ e dell’importanza di queste esperienze culturali, spesso, forse, di pensiero più che di stile.

Gli anni ‘60 e ‘70 sono la Pop art o la Beat Generation dagli effetti grafici psichedelici, con forti tinte chimiche, hanno indubbiamente contribuito a dare ‘idee’ per gli spazi delle Boutique di Pierre Cardin o di Courrèges a Parigi. Gli arredi sinuosi, dall’equilibrio instabile e dalle improbabili proporzioni, realizzate con materiali lucidi e traslucidi, sintetici traspare tutta la forza della curiosità verso nuovi stili di vita, di musica e di relazioni sociali che sono alla base di quel periodo per certi aspetti molto rivoluzionari.

Più recente, a partire dagli anni ’90, l’esperienza del Minimalismo. Legata ad una ricerca ‘etica’ sull’uso sincero e naturale dei materiali, potremmo dire una rivisitazione di tutti i mondi in cui l’uomo vive ancora a contatto con la natura e con le esperienze del lavoro manuale attraverso anche letture sofisticate delle mode ‘etniche’ che avevano caratterizzato i decenni precedenti: i materiali sono trattati dall’uomo come dalla natura, ossidati, sbiancati, cerati. Il nostro paesaggio urbano sembra voler ridare nuova ‘verginità’ al potere economico con una immagine rilassata, forse da eterna vacanza, forse sognare una fuga verso realtà più accondiscendenti.

Boutique Kalvin Klein New York, 1995, John Pawson

In questi ultimi anni tutto sembra cambiato, le certezze che si sono infrante, nuovi equilibri finanziari stanno portando l’asse economico mondiale verso nuove latitudini, come sono i nuovi e più moderni punti vendita, dove si dirige l’immaginario del ‘concept store’?

Cercano di dare una immagine di nuova stabilità, richiamano le sicurezze di una storia e di una passato ricco di tradizione e di cultura: sono, in effetti, come vorremmo che fosse il nostro mondo o il nostro modo di vivere. I materiali ricchi ma non ostentati, sono calibrati gli accostamenti anche di stili e decori diversi, una sorta di nuovo ecletticismo, materiali diversi dialogano a creare spazi non urlati ma rassicuranti. La luce è diffusa, focalizzata sulla merce esposta in vendita, ma morbida per gli spazi di relazione per vivere lo spazio come fosse la nostra casa, il salotto, una zona relax un luogo dove incontrare amici per parlare di noi, per far capire chi siamo.

Sì, proprio la certezza, la fiducia in noi, nel nostro saper vivere conoscendo il passato senza nostalgia ma come determinazione verso un futuro senza ostentazioni e più umano.

… che siano questi alcuni valori di oggi per noi occidentali ‘ex padroni del mondo’?

Nella prima immagine: Boutique Otto Uomo Londra, 2012, Ezio Riva
Nella seconda immagine: Boutique Kalvin Klein New York, 1995, John Pawson

Impostazioni privacy