Vivere in un condominio porta ad essere protagonisti di determinate dinamiche, sia per quanto riguarda il quieto vivere col vicinato (che spesso porta a controversie legate a situazioni più disparate della vita quotidiana, dal parcheggio dell’auto ai panni stesi sul balcone e via dicendo) sia per quanto riguarda gli interventi edilizi nel proprio appartamento.
Sappiamo bene che ogni condominio ha delle regole ben precise, anche in relazione a quanto espressamente indicato dal Codice Civile. Alle regole da rispettare si aggiungono poi le spese di manutenzione dello stabile, divise tra tutti i condomini in base alla tipologia di appartamento e al piano di collocazione; sia proprietari che inquilini in affitto, dunque, sono tenuti a pagare le spese di condominio.
Ma cosa succede se, di mese in mese (o con bolletta bimestrale, questa discrezione di ogni condominio) si sceglie di non pagare la quota stabilita? Non si può sfuggire dal pagamento del condominio ed il rischio è che venga staccata anche la fornitura di acqua.
Utenze e pagamento del condominio, quando l’amministratore può toglierli (anche l’acqua)
Come segnalato dal sito laleggepertutti.it, a regolare i pagamenti del condominio da parte di inquilini e proprietari dello stabile è l’articolo 63 comma 3 del Codice Civile. Come si legge nel testo, in caso di morosità l’amministratore “può sospendere il condomino dalla fruizione dei servizi comuni suscettibili di godimento separato”.

Sostanzialmente, quindi, si possono staccare le utenze provenienti dal condominio, anche la fornitura dell’acqua. La legge però è chiara: la morosità deve aver superato i sei mesi e i servizi che vanno sospesi devono essere “suscettibili di godimento separato”, come ad esempio l’acqua calda, il riscaldamento o l’uso di piscine, a differenza di servizi indivisibili come l’ascensore o la pulizia delle scale.
Una caso analizzato dal Tribunale di Perugia, sempre come riporta la fonte, ha poi messo in evidenza un altro aspetto piuttosto rilevante in relazione alla materia: l’amministratore può procedere in autonomia nella decisione, senza avere l’approvazione dell’autorità giudiziaria.
Per farlo, comunque, l’amministratore deve avviare una causa ordinaria per ottenere il permesso di “staccare” le utenze, rispondendone personalmente nel caso in cui la morosità dell’inquilino non soddisfi i requisiti richiesti per dargli il diritto di agire in questo modo (e dunque non sia superiori a sei mesi, o si decida di sospendere servizi non separabili). Per evitare qualsiasi tipo di problema, è quindi sempre bene pagare, o comunicare eventuali ritardi prendendo accordi in buonafede.






