Avevo una libreria che non sapevo più dove mettere. Troppo grande per il salotto, troppo piccola per contenere davvero qualcosa. Ogni volta che la guardavo mi dava un senso di spreco, come un oggetto che non trovava più il suo posto. L’avevo spostata da una stanza all’altra con la speranza che si adattasse, ma niente: stonava ovunque. Eppure era solida, ben fatta, con quei ripiani perfettamente allineati che ti dispiace buttare. L’idea di venderla o lasciarla in cantina mi sembrava un peccato.
Ho pensato che, in fondo, quella struttura poteva diventare altro. Non un armadio vero, ma qualcosa di più leggero, aperto, funzionale. Un piccolo guardaroba che potesse vivere anche in una stanza senza armadio, o in un angolo d’ingresso senza ingombro. L’idea mi ha divertita: non serviva nessuna ristrutturazione, solo un po’ di fantasia e qualche accorgimento tecnico. In poche ore la libreria è passata da mobile dimenticato a elemento di design pratico e, sì, anche bello da vedere.
Da libreria dimenticata a guardaroba chic: la rinascita di un mobile
La libreria era in legno chiaro, con qualche graffio ma ancora solida. L’avevo comprata anni fa, quando avevo più libri che spazio, ma nel tempo la sua funzione si era svuotata. Niente più romanzi in fila o volumi da mostrare, solo mensole vuote e un senso di disordine visivo che non riuscivo a tollerare. L’avevo provata nello studio, poi in corridoio, infine in camera. Ogni volta finiva per sembrare un mobile provvisorio, troppo pesante per restare e troppo utile per scomparire. L’idea di ridipingerla non bastava, serviva un cambio di prospettiva.

Un giorno, sfogliando un catalogo di arredi nordici, ho notato una serie di armadi aperti composti da strutture sottili, quasi aeree. Nessuna anta, solo barre e ripiani. Erano esteticamente puliti e incredibilmente funzionali. In quel momento ho realizzato che la mia libreria aveva esattamente quella forma: bastava aprirla, alleggerirla, darle aria. Ho smontato qualche ripiano centrale per creare spazio verticale, carteggiato le superfici e dato una mano di primer per uniformare il legno. Poi ho aggiunto una barra in acciaio satinato sotto il ripiano superiore, fissata con due supporti a L. In quel gesto, la libreria aveva già cambiato identità.
Verniciare è stato il passaggio più gratificante. Ho scelto un bianco gesso opaco, lo stesso delle pareti, per farla sparire alla vista e far risaltare solo ciò che avrei appeso. Una volta asciutta, ho inserito qualche dettaglio pratico: due ceste di rattan sul fondo per scarpe e borse, scatole in tessuto per accessori, e un piccolo telo di lino fissato lateralmente con una bacchetta di legno. Quel telo, leggero e trasparente, dava l’effetto di un guardaroba semi-chiuso, come nelle camere degli hotel nordici. Il costo? Quasi nullo. Tutto recuperato o già in casa, tranne la barra e la vernice.

L’ho collocata in camera, accanto alla finestra. La luce del mattino scivolava sui tessuti, cambiandone il tono. Di fronte ho aggiunto uno specchio a figura intera, che moltiplicava la sensazione di spazio. Da lì ho capito che questo tipo di soluzione funziona ovunque: in un ingresso, in una stanza ospiti, persino in un corridoio largo. Bastano meno di un metro di parete libera e un minimo di coerenza con lo stile circostante. È un’idea che può adattarsi a ogni casa, perché è più concettuale che tecnica.
Il bello è che un mobile così racconta un modo diverso di vivere lo spazio. Non un contenitore chiuso dove accumulare, ma un elemento che espone solo ciò che serve davvero. Un piccolo invito all’ordine, alla leggerezza, alla cura visiva. Il design non è mai una questione di budget, ma di sguardo. Una libreria che diventa guardaroba è la prova che ogni oggetto, se osservato con attenzione, può avere una seconda vita.






