Mi bastavano pezzi di legno e uno spazio vuoto: così è nata la parete che tutti guardano

Quando il legno segnato dal tempo incontra uno spazio che aspetta di essere ascoltato, nasce qualcosa che cambia l’aria, in un mix spontaneo tra design e poesia materica.

C’è sempre un punto della casa che diventa uno spazio vuoto che non si riesce a ignorare, ma che nemmeno si riesce a riempire. Non per mancanza di idee, ma perché nessuna sembra quella giusta. Una parete bianca, magari in soggiorno, che guarda dritta nel cuore del quotidiano. Ogni tanto la fissi e pensi che ci vorrebbe qualcosa che abbia senso, che racconti qualcosa. Ma cosa? E soprattutto, come? Non è sempre questione di budget o di gusto. È che certi angoli hanno bisogno di una storia, non di un oggetto.

Nel mio caso, tutto è partito da assi accatastate in garage. Resti di un vecchio parquet che non avevo mai avuto il coraggio di buttare. Erano lì da mesi, forse anni. Non belle, non nuove, non regolari. Ma ogni volta che ci passavo davanti, mi fermavo. Avevano qualcosa… una texture, un odore, un passato. E poi quel vuoto sulla parete era diventato quasi una sfida, non volevo comprarci qualcosa, non volevo appenderci una stampa. Volevo che succedesse qualcosa. E a un certo punto è successo davvero.

Come costruire una parete decorativa con legno di recupero e pochi strumenti

Erano assi segnate dal tempo, piene di graffi e stacchi di vernice, alcune con chiodi arrugginiti ancora infilati. Le ho tirate fuori tutte e le ho appoggiate per terra, una accanto all’altra. Ho tolto i chiodi più pericolosi, ma senza lisciare troppo. Solo una pulizia leggera con una spazzola rigida e un panno umido.

Niente levigatrice, niente olio. Il colore era già giusto così. Caldo, spento, con toni che andavano dal miele al grigio. L’idea era usarle così come le avevo trovate, lasciando i bordi irregolari. Per alcune ho dovuto tagliare solo un’estremità con il seghetto, per farle entrare nella misura giusta.

Parete legno salotto e camera da letto
Come costruire una parete decorativa con legno di recupero e pochi strumenti – foto AI – Designmag.it

Per la base ho usato un pannello in MDF spesso un centimetro, tagliato su misura dal ferramenta. Più grande di quanto pensassi all’inizio, quasi due metri per uno e mezzo. Era importante avere una superficie solida ma leggera, che potesse essere appesa senza bucare il muro in mille punti. L’ho appoggiata a terra e ho iniziato a sistemare le assi sopra, come un collage. A volte provavo un’incastro, lo lasciavo, poi tornavo indietro. È durato giorni. Quando ho trovato la composizione giusta, ho segnato con una matita sottile i punti di contatto.

Ho incollato ogni asse con colla vinilica da falegname, stendendola con una spatolina solo al centro, per lasciare i bordi liberi e farli restare un po’ sollevati. Dopo l’incollaggio, ho messo sopra dei pesi per tenere tutto fermo: libri grossi, scatole di attrezzi, tutto quello che avevo. Una volta asciutto, ho rifinito il bordo esterno con una cornice sottile in legno grezzo, tagliata a 45° con una piccola sega da banco. Niente vernice nemmeno lì. Solo una passata di cera neutra per togliere la polvere e proteggere.

Parete legno corridoio
Il fascino del legno recuperato – foto AI – Designmag.it

Sul retro ho montato due ganci a triangolo e una corda d’acciaio per poterlo appendere come un quadro grande. Avevo previsto anche due piccoli distanziatori agli angoli in basso, per farlo stare dritto sulla parete e non farlo ballare. Quando il pannello è finito e lo appendi, non è solo un pezzo d’arredo. È una superficie viva che si prende uno spazio e lo trasforma. Funziona come una parete decorativa, ma con un carattere che cambia a seconda della luce, dell’ora, del punto da cui lo guardi.

Puoi usarlo dietro al divano, come testiera non convenzionale in camera, oppure in un ingresso spoglio che ha bisogno di qualcosa che faccia da presenza, non solo da decoro. Sta bene anche in ambienti moderni, proprio perché crea contrasto. Oppure in spazi già caldi, dove aggiunge profondità senza disturbare. Se vuoi, puoi appoggiarlo a terra, senza fissarlo, così resta mobile. Oppure puoi costruire intorno a lui, scegliendo arredi e colori che lo lascino respirare.

Credo che tutto parta da un’esigenza semplice: voler fare qualcosa con le mani, in un mondo che ci vuole solo spettatori. Non è nostalgia, è bisogno di relazione. Con la materia, con lo spazio, con il tempo. Anche solo per qualche tavola inchiodata su un pannello. Anche solo per una parete che finalmente ha qualcosa da dire e può raccontare parte della tua storia.

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