I comproprietari vogliono entrare in casa quando vogliono ma è legale? Quando si commette reato

Scopriamo insieme che cosa dice la legge per quanto riguarda l'ingresso dei comproprietari in casa.

La comproprietà di un bene è anche detta comunione, ed in sostanza si tratta di una situazione in cui questo bene appartiene a più persone. Ma  in alcuni casi si potrebbe manifestare un illecito.

Il tema della comproprietà di un bene è spesso ostico, e i proprietari stessi spesso cadono in confusione riguardo i diritti ma soprattuto i doveri. Entriamo nel dettaglio di questa situazione particolare.

Casa in comunione: si può entrare quando si vuole?

La questione più ostica riguardo un bene in comune come una casa, è quello del diritto di accesso, e quindi del rispetto dei confini della privacy degli altri comproprietari. La domanda è sempre la stessa: può un comproprietario entrare in casa quando vuole?

donna che apre la porta con chiavi
Casa in comunione: si può entrare quando si vuole? designmag.it

La comproprietà di un bene, soprattutto se si tratta di un immobile come una casa, può facilmente generare conflitti tra i proprietari, ed è uno dei temi più dibattuti e sui quali spesso si deve consultare un esperto in legge. La questione centrale è stabilire se i comproprietari possano entrare in casa liberamente e in qualsiasi momento, anche quando l’immobile è temporaneamente occupato da uno solo di essi. Spesso chi subisce questa “invasione” vuole sapere se secondo la legge si tratta di una violazione di domicilio.

La gestione di un bene in comproprietà è chiarita dall’articolo 1102 del Codice Civile, che stabilisce che ogni comproprietario può utilizzare il bene comune, anche in modo “egoistico” e apportando modifiche, purché non danneggi o alteri la sostanza del bene e non impedisca agli altri di fare altrettanto. In pratica, l’uso del bene non deve essere necessariamente paritario, è cioè legittimo che un comproprietario sfrutti il bene più intensamente, a condizione che non pregiudichi il diritto degli altri.

Per fare un esempio, uno dei comproprietari può abitare l’immobile, versando agli altri un indennizzo pari a un canone di locazione, ma se gli altri non sono d’accordo sull’occupazione esclusiva, è possibile stabilire l’utilizzo per periodi a turnazione. Le decisioni sulla gestione ordinaria e la manutenzione del bene vengono prese a maggioranza, con i voti commisurati alla quota di proprietà di ciascuno. In caso di disaccordo però, anche un solo comproprietario può rivolgersi all’autorità giudiziaria.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, se una casa in comproprietà è abitata, anche temporaneamente, da uno dei comproprietari, gli altri non possono entrarvi liberamente a loro piacimento, anche se in possesso delle chiavi. Anche in comproprietà, chi abita un immobile è tutelato: gli altri comproprietari non possono entrare senza permesso, neanche con le chiavi, per non incorrere nel reato di violazione di domicilio.

Ciò vale anche se l’occupazione è temporanea. In ogni caso, gli altri proprietari non sono senza diritti: possono rivolgersi a un giudice per ottenere il rilascio dell’immobile e un risarcimento danni, o concordare un indennizzo per l’uso esclusivo.

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