Un’idea surreale (ma bellissima): da un ombrello rotto è nata una lampada da copertina

Un ombrello rotto può diventare molto più di un oggetto da buttare. Con pochi elementi e un po’ di intuizione, prende vita una un accessorio che sembra disegnato su misura.

Avevo in mano un ombrello rotto, uno di quelli automatici, con la plastica slabbrata e le stecche piegate. Stavo per buttarlo, ma mentre lo aprivo per l’ultima volta, più per nervosismo che per utilità, ho visto l’ombra che proiettava sul muro. Una specie di cono frastagliato, con bordi ondulati, quasi teatrale. In un attimo, ho smesso di guardarlo come un oggetto da buttare. Ho inclinato la testa e ho pensato che quella forma, con la giusta luce, poteva diventare qualcosa di nuovo: una lampada!

Da lì è partito tutto. Avevo già trasformato mobili, rivestito sedie, modificato paralumi, ma mai un ombrello. L’idea mi ha presa di colpo e non mi ha più mollata. Non era solo riciclo, c’era dentro una certa dose di ironia, ma anche un potenziale estetico enorme. Perché quella curva tesa della tela, quelle nervature interne, quel manico a vista… sembrava già una scultura. E da un oggetto rotto, dimenticato e francamente un po’ antipatico, è venuto fuori qualcosa di sorprendente. Una lampada che non sembra fatta in casa, ma uscita da uno studio di design giapponese.

Da ombrello a lampada: tutto parte dalla struttura

La parte divertente è arrivata quando ho cominciato a smontarlo. Era pieno di minuscole viti arrugginite e inserti in plastica che sembravano reggere tutto e niente. L’ho pulito con calma, togliendo il tessuto vecchio e lasciando nuda la struttura. Già lì cominciava ad avere un certo fascino. Ho deciso di tenere solo lo scheletro superiore e il manico, e di ricoprire il tutto con un tessuto nuovo, più rigido, che desse una forma netta alla luce. A quel punto il problema era tecnico: come farlo stare su, come inserirci il cavo, come far passare la corrente in modo sicuro.

Ho preso un portalampada E27 con cavo lungo, quello con interruttore incorporato, e l’ho fissato all’asta centrale con due fascette robuste. Non è stato difficile, ma serviva attenzione. Il peso va distribuito bene, soprattutto se la lampada resta sospesa. Ho scelto una lampadina a LED con filamento decorativo, luce calda, niente effetto troppo industriale. L’ho montata, ho fatto i test, ho controllato i collegamenti. Alla fine ho deciso di verniciare solo il manico, con uno smalto opaco color miele, per dargli un tocco più caldo. Il resto l’ho lasciato nero. Il risultato è quello che vedi nella foto: una lampada a sospensione ricavata un ombrello.

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Da ombrello a lampada: tutto parte dalla struttura – foto AI – designmag.it

A livello stilistico si adatta a diversi ambienti. Sta benissimo in una stanza dai toni neutri, magari sopra un tavolo rotondo, oppure in un ingresso alto, dove fa un po’ da installazione. Ho visto varianti bellissime con parasole orientali in carta di riso: più leggeri, ma molto scenografici. Se vuoi un tocco più bohémien puoi usare un vecchio ombrello di tessuto chiaro e lasciare la struttura in ferro a vista. Con una luce calda e morbida cambia completamente l’atmosfera. E se ami il contrasto, puoi scegliere una lampadina più decisa, tipo Edison, per un effetto urban.

La spesa è contenuta. Con 40 euro riesci a fare tutto, compreso cavo, lampadina e qualche vernice. L’ombrello lo trovi in casa o in un mercatino, anche rotto va bene. Il bello è proprio quello: partire da un oggetto senza valore e trasformarlo in qualcosa che funziona. A livello tecnico bisogna solo stare attenti a non sovraccaricare le parti leggere. Le fascette devono tenere bene, i collegamenti vanno sempre isolati. Io ho evitato colle perché volevo che tutto fosse smontabile, per sicurezza.

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Dove posizionare una lampada creata da un ombrello – foto AI – designmag.it

Se c’è un errore che ho fatto all’inizio è stato provare una lampadina normale, non a LED. Dopo dieci minuti scaldava troppo e rischiava di rovinare il tessuto. Quindi solo LED, sempre. Altra cosa da evitare: verniciature troppo pesanti. Se appesantisci la tela o la struttura, perde l’effetto leggero che è la sua forza. In sintesi, serve un po’ di manualità e pazienza, ma niente di impossibile. E soprattutto, la soddisfazione alla fine è enorme.

Adesso la mia lampada sta nel soggiorno. Ogni volta che qualcuno entra, chiede da dove venga. Quando dico che era un ombrello rotto fanno una faccia tra l’incredulo e il divertito. È un pezzo unico, certo, e mi ricorda che, a volte, le idee più riuscite partono proprio da oggetti che stavano per finire nella spazzatura.

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