Le spese per una casa in affitto non riguardano solamente il canone mensile e le utenze. A questi si aggiungono le spese condominiali, la tassa sui rifiuti e altre uscite, che comprendono la manutenzione ordinaria dell’appartamento. Ci sono, poi, le spese legate ad interventi straordinari, ovvero tutte le opere di maggiore entità.
Quello della ripartizione delle spese tra l’inquilino e il proprietario di un immobile è un argomento poco trattato nel Codice Civile, che non presenta tante disposizioni al riguardo. Per questo motivo sorgono spesso controversie in materia. Ovviamente, l’inquilino deve provvedere al pagamento dell’affitto (la spesa principale, determinata dal contratto di locazione), delle utenze (luce, gas, acqua) e delle spese condominiali (previste per la pulizia delle scale, dell’ascensore e così via).
L’articolo 1577 prevede che l’inquilino si occupi anche della manutenzione ordinaria dell’appartamento, ovvero tutte quelle opere che servono al mantenimento dell’efficienza dell’immobile nel suo utilizzo quotidiano. Alcuni esempi sono: la tinteggiatura periodica delle pareti; la sostituzione di rubinetti, maniglie e lampadine; piccole riparazioni degli impianti.
Spese per la casa in affitto, in questo modo l’inquilino può ottenere il rimborso dal proprietario
Secondo l’articolo sopracitato, il proprietario dell’immobile deve sostenere le spese che non rientrano nella manutenzione ordinaria. Il locatore, dunque, si occupa delle riparazioni straordinarie: il rifacimento dell’impianto elettrico, la sostituzione della caldaia (se non funziona più in quanto datata), degli infissi, del tetto o delle tubature deteriorate e le riparazioni strutturali sono degli esempi.
Spesso questi lavori vengono pianificati con anticipo. Tuttavia, non sono rari i casi in cui le spese straordinarie hanno un carattere di urgenza, richiedendo un intervento immediato per evitare gravi danni all’immobile o allo stesso inquilino. In situazioni simili è necessario agire tempestivamente per ripristinare le condizioni di sicurezza ed impedire che l’appartamento subisca un deterioramento.

Davanti ad un guasto della caldaia, ad una perdita d’acqua proveniente da una tubazione o ad un corto circuito elettrico, l’inquilino potrebbe ritrovarsi obbligato ad intervenire subito anticipando le spese. In questi casi, è riconosciuto il diritto ad essere rimborsato. A patto, però, che vengano rispettate determinate condizioni.
Innanzitutto, la riparazione deve essere urgente e richiedere un rapido intervento. L’inquilino, secondo l’articolo 1577 del C.C., è tenuto ad avvisare il proprietario dell’immobile della necessità di una riparazione straordinaria, fuori dalle sue competenze. Affinché il conduttore possa ottenere il rimborso, infine, non ci deve essere un intervento da parte del locatore in tempi ragionevoli.
L’inquilino deve conservare tutte le fatture e la documentazione relative all’intervento e procedere con l’invio di una richiesta scritta di rimborso al proprietario. È possibile allegare prove come foto, video o relazioni dei tecnici. Per essere rimborsato, infine, l’inquilino non deve aver esagerato con i costi per interventi non necessari.