Con l’arrivo dell’autunno, le giornate diventano via via più fresche e il pensiero corre subito al calore dei termosifoni.
Eppure non sempre è possibile accenderli liberamente: ci sono regole che stabiliscono quando e come farlo, anche se molti non ne sono del tutto consapevoli. Questa limitazione spesso sorprende chi crede di poter decidere in autonomia, senza sapere che in realtà esistono vincoli precisi.
Le motivazioni alla base di queste restrizioni non sono casuali, ma rispondono a esigenze di gestione collettiva. Dietro a un gesto apparentemente semplice, come girare la manopola del riscaldamento, si nascondono implicazioni economiche, ambientali e sociali che riguardano tutti. Nel corso dell’articolo vedremo quali sono le regole da conoscere, quali conseguenze si rischiano e perché rispettare il calendario può fare la differenza.
Regole e limitazioni per l’accensione dei termosifoni
In Italia l’accensione dei termosifoni non è libera, ma regolata dal DPR 74 del 16 aprile 2013, che stabilisce periodi, orari e limiti in base alla zona climatica. Il Paese è suddiviso in sei fasce: dalla zona A, la più mite, in cui è consentito scaldare le case solo dal 1° dicembre al 15 marzo per un massimo di 6 ore al giorno, fino alla zona F, che comprende le aree più fredde e non prevede restrizioni.
Le zone intermedie hanno regole diverse: la B consente 8 ore dal 1° dicembre al 31 marzo, la C 10 ore dal 15 novembre al 31 marzo, la D 12 ore dal 1° novembre al 15 aprile e la E 14 ore dal 15 ottobre al 15 aprile. Oltre alle date e agli orari, la legge impone di non superare i 20 °C interni, con una tolleranza di 2 gradi.

I Comuni possono stabilire deroghe in caso di condizioni climatiche eccezionali, mentre resta obbligatoria la manutenzione periodica degli impianti per garantirne sicurezza ed efficienza. Chi non rispetta queste regole rischia sanzioni da 500 a 3.000 euro, con possibili multe condominiali aggiuntive fino a 800 euro.
I rischi concreti per chi ignora il calendario
Ignorare il calendario stabilito per l’accensione dei termosifoni non significa soltanto rischiare una multa, ma esporsi a conseguenze più ampie di quanto si possa immaginare. Accendere il riscaldamento quando le temperature sono ancora relativamente miti comporta infatti uno spreco energetico notevole: la caldaia lavora più del necessario, le dispersioni termiche aumentano e la spesa in bolletta cresce senza reali vantaggi in termini di comfort.
A questo si aggiunge il problema della manutenzione: un impianto non curato, con tubi ostruiti o scambiatori sporchi, consuma di più e offre meno resa. Nei condomini, inoltre, anticipare l’accensione può generare tensioni tra i residenti, perché chi segue le regole potrebbe sentirsi penalizzato da chi decide di scaldare troppo.
Non va dimenticato che i regolamenti condominiali possono prevedere sanzioni aggiuntive rispetto a quelle previste dalla legge, e in caso di controlli da parte delle autorità locali l’infrazione può portare anche a obblighi di spegnimento e ulteriori costi amministrativi. Accendere i termosifoni fuori tempo non è solo una violazione normativa, ma un gesto che aumenta i consumi, danneggia l’ambiente e mette a rischio la convivenza condominiale.