La prima volta che ho visto il divano Jattebo dal vivo ho capito perché tutti ne parlano. È basso, largo, rassicurante. Ha quell’aria da soggiorno calmo, ordinato, dove tutto sembra al posto giusto anche quando non lo è davvero. Lo riconosci subito perché non chiede attenzione, ma la prende. Non ha piedini, non ha linee aggressive, sembra appoggiato a terra come un oggetto naturale. Negli ultimi mesi è diventato il divano di riferimento per chi vuole una casa essenziale ma calda, soprattutto tra chi segue interior su Instagram e Pinterest.
Negli ultimi anni ho imparato che molte icone dell’arredo non sono più un’esclusiva di un solo brand. Le forme si rincorrono, i materiali si affinano, i cataloghi si somigliano sempre di più. Questo non è un male, anzi. Vuol dire che oggi si può ragionare in modo più libero, soprattutto quando il budget conta. Nel caso del Jattebo il cuore della questione non è il logo, ma la proporzione, la profondità della seduta, la sensazione visiva di continuità. Quando inizi a guardare il mercato con questo filtro, scopri che esistono soluzioni molto simili e meno costose.
Il divano modulare basso che ha cambiato il modo di arredare il soggiorno
Il successo del Jattebo non nasce per caso. IKEA ha intercettato un bisogno preciso, quello di un divano che sembri una parte del pavimento. La seduta è profonda, invita a stare scalzi, a sdraiarsi, a usare il divano come spazio e non solo come arredo. L’assenza dei piedini abbassa visivamente tutto il soggiorno e lo rende più calmo. Anche i moduli contenitore hanno contribuito alla sua fama perché risolvono il disordine senza mostrarlo.
Quando però si passa dalla teoria alla pratica, il prezzo diventa il primo vero ostacolo. Una composizione media supera facilmente i mille euro e sale ancora se si aggiungono elementi angolari o contenitori. La qualità è buona, l’esperienza in negozio rassicura, ma non sempre è compatibile con un progetto più flessibile o con un primo arredo. Ed è qui che entrano in gioco marchi come Sklum, che negli ultimi anni hanno affinato molto il linguaggio estetico. Alcuni modelli lavorano sugli stessi volumi bassi, con schienali morbidi e sedute generose. L’impatto visivo è molto simile, soprattutto in foto e negli ambienti reali.

La differenza più evidente sta nel prezzo. A parità di dimensioni, il risparmio può arrivare anche al quaranta per cento. Questo permette di investire magari in un tessuto più interessante o di completare il soggiorno con un tappeto importante. Anche la scelta dei materiali gioca un ruolo chiave. Sklum propone spesso rivestimenti in velluto a coste o tessuti materici che funzionano molto bene con questo tipo di divano.
Prima di scegliere, però, conviene fermarsi un attimo e valutare alcuni aspetti pratici. La spedizione è il primo. IKEA permette il ritiro e il montaggio diretto, mentre Sklum consegna a casa, con tempi che vanno considerati se si ha fretta. La sfoderabilità è un altro punto cruciale. Il Jattebo è noto per le fodere lavabili, una sicurezza per chi ha bambini o animali.
Non tutti i modelli alternativi offrono la stessa facilità, quindi vale la pena controllare bene le schede prodotto. Anche la modularità conta più di quanto sembri. Un divano che cresce nel tempo è un investimento più intelligente di uno chiuso.

Un altro aspetto spesso sottovalutato è l’effetto finale nello spazio. Divani di questo tipo funzionano meglio in ambienti non troppo piccoli e con pochi elementi intorno. Se il soggiorno è compatto, scegliere una composizione più semplice aiuta a non appesantire. In questi casi, un’alternativa meno costosa permette anche di osare meno e correggere il tiro in futuro. Non è un dettaglio da poco, soprattutto se la casa cambia nel tempo.
Alla fine la domanda non è se il Jattebo sia un buon divano. Lo è. La vera domanda è se sia l’unica strada possibile per ottenere quel tipo di atmosfera. La risposta, oggi, è no. Guardare oltre IKEA non significa rinunciare al design, ma usarlo in modo più consapevole. Un soggiorno può sembrare curato, coerente e costoso anche senza spendere cifre importanti. Serve solo scegliere con criterio e sapere cosa conta davvero.






