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Museo del Design di Groningen: restyling basato sul patchwork

[galleria id=”3223″]Il Museo del Design di Groningen, in Olanda, nasce per una seconda volta con un restyling e una seconda inaugurazione a quindici anni dalla prima. Un Museo fatto di padiglioni separati progettati da De Lucchi, Philippe Starci e Coop-Himmelb(l)au basato sull’idea di un’isola della cultura in un patchwork di arti e le architetture. Le forme e i contenuti di questo museo mescolano immagini, volumi, colori, materiali, autori, epoche e mezzi espressivi. La struttura vive in una variazione continua di strategie e di nuovi autori, come oggi si vede con gli interventi di grandi designer come Maarten Baas, di Jaime Hayon e di Studio Job.

Anche questi nuovi raffinati interventi che inaugurano oggi partecipano al senso di back-stage, all’ipotesi di estraneamento labirintico che era nelle idee originali del progetto. All’interno l’idea era ed è quella di creare situazioni molto variate in modo da mostrare le opere d’arte in spazi architettonici attivi e non neutrali, capaci di generare sorprese, curiosità e attenzione. All’esterno l’idea è stata ed è che ogni padiglione abbia una propria identità visiva corrispondente alle varie sezioni culturali: storia, design e artigianato, arte classica, arte contemporanea. Una specie di auto-rappresentazione architettonica” dice Alessandro Mendini.
 
Il restyling radicale di tutto il complesso architettonico è avvenuta dando voce alle più eminenti personalità del design introducendo nuove immagini e nuovi materiali, come per esempio le nuove grandi facciate di ceramica serigrafata realizzate dalla storica ditta Makkum.
 
Sono stati rivisitati spazi comuni come il bar-ristorante o la sala dedicata al multimediale per suggerire un immagine giovane e fresca.

Sergio Romeo

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