Progetto casa piccola -DesignMag.it
Il progetto noto come LifeEdited Apartment nasce a New York tra il 2012 e il 2013 su iniziativa di Graham Hill, imprenditore e divulgatore nel campo del design sostenibile. L’appartamento, grande circa 37 metri quadri, è stato concepito come un laboratorio abitativo per dimostrare che anche uno spazio molto ridotto può integrare più funzioni domestiche, se progettato in modo flessibile. Il progetto è stato ripreso da più riviste di settore come esempio concreto di micro-living intelligente.
È importante dirlo subito: non si tratta di otto stanze tradizionali, ma di otto funzioni abitative che si alternano nello stesso spazio grazie a pareti mobili e arredi trasformabili.
Quando LifeEdited viene presentato, oltre dieci anni fa, il tema delle micro-case non è ancora diffuso come oggi. Questo appartamento diventa subito interessante perché non propone una casa “di sacrificio”, ma uno spazio che funziona davvero nella vita quotidiana.
Il punto di forza non è solo la metratura ridotta, ma il fatto che ogni scelta progettuale risponde a una domanda precisa: di cosa ho davvero bisogno, e quando?
A distanza di anni, alcune soluzioni si sono dimostrate particolarmente efficaci e ancora attuali.
La prima è la flessibilità temporale. Le funzioni non convivono tutte insieme, ma appaiono solo quando servono. Questo riduce il disordine visivo e rende lo spazio più ampio di quanto sia.
La seconda è l’uso di pareti scorrevoli e pannelli mobili, che permettono di creare separazioni senza appesantire l’ambiente. Non sono muri, ma elementi leggeri che cambiano la percezione dello spazio.
La terza è l’impiego di arredi a scomparsa o multifunzione, pensati fin dall’inizio come parte dell’architettura e non come aggiunte successive. Tavoli, letti e superfici di lavoro emergono solo quando servono.
Non ci sono fonti aggiornate che confermino se l’appartamento esista ancora oggi nello stesso stato originale o se sia abitato o visitabile. Le ultime informazioni documentate risalgono agli anni 2012–2016, quando veniva utilizzato anche come spazio dimostrativo.
Ed è proprio questo il punto interessante: LifeEdited non è diventato famoso perché esiste ancora, ma perché ha lasciato un’eredità progettuale che viene ancora studiata e ripresa.
Anche senza replicare un progetto così complesso, i principi di LifeEdited sono utilissimi per chi vive in pochi metri quadri.
La prima lezione è smettere di pensare alla casa come a un insieme di stanze fisse. In uno spazio piccolo, è spesso più efficace pensare per funzioni: dormire, lavorare, mangiare, rilassarsi.
La seconda è usare separazioni leggere. Una parete scorrevole, un pannello, una libreria passante possono creare “stanze” senza togliere luce e respiro.
La terza è progettare prima di arredare. Anche piccoli interventi su misura possono cambiare radicalmente la vivibilità di una casa, molto più di mobili standard messi a caso.
LifeEdited non prometteva miracoli e non lo fa nemmeno oggi. Mostrava però una cosa fondamentale: una casa funziona meglio quando si adatta alle persone, non quando costringe le persone ad adattarsi allo spazio.
Ed è per questo che, a distanza di più di dieci anni, questo progetto continua a essere citato, studiato e preso come riferimento da chi ama l’arredamento intelligente e le case pensate per essere vissute davvero.