IMU, sgravi per le seconde case in montagna e al mare: ma solo a questa condizione

Una novità importante per i proprietari di seconde case situate in località turistiche arriva dal recente decreto del Ministero dell’Economia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel novembre 2025.

Il provvedimento introduce la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali sull’IMU per gli immobili al mare e in montagna, ma non per tutti indistintamente.

La condizione fondamentale riguarda l’utilizzo effettivo della proprietà: gli sgravi sono previsti esclusivamente per le abitazioni tenute “a disposizione”, ovvero quelle non affittate né utilizzate per attività commerciali o turistiche. La logica sottostante è premiare chi mantiene la seconda casa per uso personale e sporadico, senza generare reddito da essa.

Seconde case a disposizione: chi può beneficiare degli sgravi

Il decreto ministeriale ridefinisce i criteri con cui i Comuni possono modulare le aliquote IMU, introducendo una distinzione rilevante basata sull’uso concreto dell’immobile. Le seconde case che rimangono chiuse per gran parte dell’anno, utilizzate solo durante le vacanze estive o i weekend invernali, vengono ora classificate come “immobili a disposizione” e possono beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole.

Una foto di una casa al mare fatta dall'interno
Seconde case a disposizione: chi può beneficiare degli sgravi – designmag.it

Questa categoria comprende tipicamente le abitazioni al mare frequentate solo in estate o gli chalet di montagna aperti solamente durante la stagione sciistica. Il ragionamento alla base della norma è piuttosto intuitivo: un’abitazione utilizzata pochi mesi all’anno pesa meno sui servizi comunali rispetto a un immobile abitato stabilmente o sfruttato intensivamente per fini turistici.

Di conseguenza, il legislatore riconosce questa differenza permettendo ai Comuni di applicare aliquote inferiori. Fondamentale è però sottolineare che l’agevolazione è esclusa per gli immobili destinati agli affitti brevi o alle locazioni turistiche: chi genera reddito dalla seconda casa non potrà accedere agli sgravi.

La decisione finale spetta ai Comuni: differenze territoriali significative

Nonostante il quadro normativo nazionale preveda la possibilità di sgravi, la vera chiave di volta risiede nell’autonomia decisionale dei singoli Comuni. Il decreto ministeriale delinea cosa è possibile fare, ma non impone l’applicazione automatica delle riduzioni: ogni amministrazione locale valuterà in base alle proprie esigenze di bilancio e alle caratteristiche specifiche del territorio.

Questa discrezionalità potrebbe generare differenze sostanziali tra diverse aree geografiche. Nelle grandi località balneari, dove le seconde case rappresentano una quota significativa del patrimonio immobiliare e l’IMU costituisce una voce importante delle entrate comunali, molti sindaci potrebbero decidere di non concedere sconti per non compromettere l’equilibrio finanziario.

Al contrario, piccoli Comuni montani o centri costieri meno turistici, preoccupati dal fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono edilizio, potrebbero vedere negli sgravi un’opportunità per incentivare la conservazione del patrimonio immobiliare e mantenere un legame con i proprietari non residenti.

Il risultato sarà un panorama fiscale estremamente variegato: una villetta in Liguria potrebbe essere tassata diversamente rispetto a una simile in Calabria o nell’Appennino tosco-emiliano. Per chi possiede o intende acquistare una seconda casa, diventerà quindi indispensabile informarsi preventivamente sulle delibere del Comune di riferimento, verificando se e in quale misura saranno applicate le agevolazioni a partire dal 2026.

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