Imu, se affitto una stanza della prima casa perdo l’esenzione? La legge parla chiaro: chi non deve pagare

IMU e affitto della prima casa: quello che (forse) non sai. Scopri cosa dice davvero la legge e come evitare spiacevoli sorprese.

Hai una stanza libera in casa e stai pensando di affittarla? Magari per arrotondare un po’ o semplicemente perché quell’angolo vuoto ti sembra sprecato? Sei in buona compagnia. Sempre più spesso, soprattutto nelle città dove la domanda di alloggi è alta, i proprietari decidono di condividere la loro abitazione con uno studente o un lavoratore in trasferta.

E fin qui tutto bene, almeno fino a quando non salta fuori il solito dubbio che mette tutti in agitazione: ma se affitto una stanza della mia prima casa, rischio di dover pagare l’IMU? È una domanda che gira parecchio, a volte accompagnata da risposte vaghe, consigli allarmisti o peggio ancora silenzi sospetti. La verità è che l’argomento è meno complicato di quanto sembri, e anzi potrebbe riservare una sorpresa positiva per molti proprietari.

Una stanza in affitto, ma senza brutte sorprese: ecco cosa dice davvero la legge sull’IMU

Partiamo subito con la notizia buona, di quelle che non ti aspetti: sì, puoi affittare una parte della tua prima casa senza perdere l’esenzione IMU. Non c’è nessuna penalità automatica, nessun allarme rosso che scatta appena fai firmare un contratto d’affitto per una stanza. Il trucco, se così vogliamo chiamarlo, sta nel continuare a vivere lì dentro.

scritta imu chiavi e penna rossa
Una stanza in affitto, ma senza brutte sorprese: ecco cosa dice davvero la legge sull’IMU- designmag.it

La legge, in effetti, è piuttosto chiara su questo punto: l’IMU non è dovuta sull’abitazione principale, cioè quella dove hai la residenza anagrafica e dove vivi abitualmente. Se queste due condizioni restano in piedi, anche se una stanza è occupata da un coinquilino pagante, non succede niente di drammatico.

Anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ogni tanto fa chiarezza su questi temi spinosi, ha confermato la linea: affittare parzialmente la casa non cambia la sua destinazione d’uso. Quindi puoi dormire sonni tranquilli, a patto che non te ne vada a vivere altrove lasciando solo l’affittuario a occuparsi della casa.

Ovviamente, come sempre quando si parla di fisco, qualche attenzione in più non guasta. Il contratto d’affitto deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate, perché giocare a fare i furbetti con accordi verbali o “in nero” rischia di trasformare un’idea intelligente in un pasticcio colossale.

E già che ci sei, conserva tutta la documentazione che dimostra che tu lì ci vivi davvero, perché se il Comune decide di fare un controllo – e può farlo per i cinque anni precedenti – almeno sei pronto a dimostrare che è tutto in regola.

Nel caso, poi, in cui arrivasse un accertamento, niente panico. Puoi presentare un ricorso formale o, molto più semplicemente, una richiesta di riesame spiegando la situazione e allegando i documenti giusti. L’importante è non ignorare la comunicazione e agire nei tempi previsti.

Affittare una stanza è legittimo, può aiutarti economicamente e non ti fa perdere le agevolazioni, basta farlo in modo trasparente e consapevole. E poi, diciamocelo, dividere casa con qualcuno può anche regalarti qualche storia da raccontare. O almeno un affitto in più da incassare.

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