È nato tutto in un pomeriggio qualunque, di quelli in cui senti il bisogno di rallentare. Stavo cercando di prepararmi una tisana e, mentre aspettavo che l’acqua bollisse, mi sono resa conto di quanto fosse noioso andare avanti e indietro dalla cucina al divano. Non era pigrizia, era il desiderio di restare ancorata a quel momento, senza spezzarlo. Mi sono guardata intorno e ho pensato che il salotto avesse spazio solo in apparenza, perché non lo stavo vivendo davvero. C’era una zona vuota accanto alla poltrona, sempre ignorata.
Non avevo un progetto definito, nessun riferimento preciso, solo la voglia di costruire un piccolo gesto quotidiano che portasse calma. Una specie di rituale che segnasse la fine della giornata. Mi piaceva l’idea di avere tutto vicino, come se il salotto diventasse un luogo più autonomo e più accogliente. Un barattolo di tè, un vassoio, una candela, una luce soffusa. Non era arredare per bellezza, era trovare un modo diverso di stare in casa. E quello che mi ha sorpreso è stato il cambiamento dell’intero living.
Come creare un angolo tè accogliente nel living senza aggiungere mobili
Quando inizi a pensare a un angolo tè, la prima cosa è capire dove posizionarlo. Io non avevo molto spazio, ma avevo un punto vicino alla poltrona che non aveva mai davvero trovato una funzione. È stato naturale iniziare da lì. Bastava una superficie piccola, un tavolino basso già dimenticato in un’altra stanza. Mi piaceva l’idea di interpretarlo in modo nuovo, senza comprare nulla di specifico. Ho preso un vassoio in legno chiaro che avevo in cucina e l’ho usato come base per radunare tutto.
La parte più bella è stata scegliere gli oggetti. Non perché fossero eleganti, ma perché avevano un significato. La mia tazza preferita, quella con il bordo leggermente irregolare. Una teiera piccola che non uso quasi mai ma che mi piace vedere. Due barattoli di tè, uno con un’etichetta scritta a mano. Una candela con una fragranza delicata, più per la luce che per il profumo. Aggiungere questi elementi non dava solo un aspetto più accogliente, ma rendeva quel punto della stanza un invito a fermarsi.

Il cambiamento più evidente è arrivato dopo qualche giorno. L’angolo non era soltanto decorativo. Era diventato una piccola abitudine che spezzava il rumore di fine giornata. Mi fermavo più spesso a leggere anche solo due pagine. A volte lasciavo un libro sul tavolino, non per bellezza, ma perché era bello trovarlo lì quando tornavo.
La luce della candela creava un senso di intimità che non avevo mai percepito nel living, pur abitando la stessa casa da anni. Le texture, i colori, la calma che portano oggetti così semplici hanno un effetto sorprendente. Un plaid morbido sulla poltrona, una tazza che resta tiepida più a lungo, una copertina lasciata aperta.
Questo angolo ha iniziato a dialogare con il resto della stanza. Il divano sembrava più accogliente. La parete alle sue spalle appariva meno vuota, perché la luce calda del piccolo spazio si rifletteva e addolciva i toni. Anche chi veniva a casa lo notava subito. Non perché fosse un angolo perfetto, ma perché raccontava un ritmo più lento.

Spesso mi chiedono come mai abbia scelto proprio quel punto e rispondo sempre la stessa cosa. Non l’ho scelto. Era lì, aspettava solo un ruolo. La casa spesso ci parla così, con angoli che non guardiamo mai e che, se li trasformiamo, cambiano tutto.
Col tempo ho iniziato a rinnovarlo con piccoli gesti. Ho sostituito il vassoio con uno in rattan durante l’estate, poi con uno in ceramica in autunno. A volte cambio la candela, altre aggiungo un rametto secco in un vasetto piccolo. Non è necessario fare grandi modifiche. Bastano due oggetti per farlo sembrare nuovo. Ma la cosa che non cambia mai è il senso di pausa che trovo ogni volta che mi siedo lì.
È diventato il mio spazio preferito, il primo posto che guardo quando rientro. E la cosa più bella è che è nato senza alcun progetto, solo dal desiderio di dare un significato diverso a un angolo dimenticato del salotto.






