Ascensore condominiale, arriva la sentenza che preoccupa: in questi casi non potrai più usarlo

Una recente sentenza cambia le regole sull’installazione degli ascensori nei condomìni: in alcuni casi potresti non poterlo più usare.

Chi vive in un condominio sa che l’ascensore non è solo una comodità, ma spesso una necessità quotidiana, soprattutto per chi abita ai piani alti o ha difficoltà motorie. Ma dietro un impianto apparentemente scontato si nascondono decisioni, spese condivise e regole che non tutti conoscono. Negli ultimi mesi, un importante orientamento giuridico sta facendo discutere proprietari, amministratori e progettisti, perché potrebbe cambiare le carte in tavola per molti edifici italiani.

Se fino a ieri bastava una votazione in assemblea per dare il via libera all’installazione di un ascensore, oggi le cose non sono più così semplici. Non basta la maggioranza dei condomini per dire “sì”: esistono limiti precisi che, se ignorati, possono rendere nulla la delibera. In pratica, l’ascensore può diventare un terreno di scontro legale capace di bloccare i lavori anche dopo anni, con conseguenze economiche e pratiche non indifferenti.

Ascensore condominiale, la sentenza che cambia tutto: quando il tuo voto non basta più

L’orientamento emerso chiarisce che l’assemblea condominiale non ha un potere illimitato. Anche quando si tratta di migliorare l’accessibilità, obiettivo importante e spesso sostenuto dalla legge, non si può calpestare il diritto di proprietà dei singoli condomini. La delibera che approva un nuovo ascensore diventa nulla se l’intervento comporta danni o limitazioni rilevanti per le unità immobiliari private.

“Nulla” significa che la decisione può essere contestata in qualsiasi momento, senza scadenze temporali: un dettaglio che spaventa amministratori e imprese, perché espone i lavori a ricorsi potenzialmente infiniti. Non si parla solo di danni fisici, come occupare parte di un balcone o invadere una porzione di cortile privato, ma anche di pregiudizi meno visibili: riduzione della luce naturale, limitazione dell’aria, creazione di servitù non concordate o qualunque altra modifica che renda meno godibile una proprietà esclusiva.

foto divisa in due parti, da un lato palazzo e dall'altro un ascensore
Ascensore condominiale, la sentenza che cambia tutto: quando il tuo voto non basta più (designmag.it)

La regola è chiara: un ascensore può essere installato solo se l’opera non invade spazi privati e non impone sacrifici a chi non ha dato il consenso. Non basta quindi il voto della maggioranza previsto per l’abbattimento delle barriere architettoniche: il rispetto delle proprietà individuali viene prima di tutto.

Questo non significa che l’installazione diventi impossibile. Significa però che amministratori e progettisti devono muoversi con maggiore prudenza. Prima di presentare la proposta in assemblea, serve uno studio di fattibilità dettagliato che verifichi spazi, impatti strutturali e possibili pregiudizi ai condomini. Serve trasparenza nella comunicazione e, quando necessario, accordi scritti che evitino conflitti futuri.

Perché una delibera nulla non è solo un fastidio burocratico: può bloccare i lavori a metà, generare richieste di risarcimento e costringere il condominio a lunghe cause legali, con spese che finiscono sulle spalle di tutti.

Il diritto di rendere accessibili gli edifici rimane un principio fondamentale, ma non può annullare quello di proprietà privata. La vera sfida diventa trovare soluzioni tecniche e progettuali che rispettino entrambe le esigenze, evitando battaglie giudiziarie e delusioni dopo aver investito tempo e denaro. In altre parole: prima di sognare un ascensore nuovo di zecca, serve capire se davvero c’è lo spazio e il diritto per costruirlo.

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