Il 2026 potrebbe essere un anno decisivo per il settore dell’arredo. I nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti sulle importazioni di mobili, metalli, pelli e componenti tecnologiche stanno già creando tensioni lungo tutta la filiera globale. A prima vista è difficile capire perché un provvedimento americano possa influenzare ciò che paghiamo in Italia per una cucina o un divano, ma è esattamente ciò che sta accadendo.
L’Italia è uno dei più grandi esportatori mondiali di arredo e materiali di qualità e quando un mercato strategico come quello statunitense si restringe, le aziende devono riposizionarsi, ricalcolare i margini e distribuire i costi su ciò che rimane. Il risultato, inevitabilmente, è un impatto diretto anche sui consumatori italiani. Secondo gli analisti, il 2026 sarà l’anno in cui questi effetti diventeranno visibili nei prezzi finali.
Il fenomeno non riguarda solo l’export, ma la struttura stessa della produzione. Le tariffe americane alterano la domanda globale di legno, acciaio, materie prime, semilavorati e componenti elettronici, creando squilibri che si ripercuotono ovunque. Se gli Stati Uniti tassano pesantemente l’import, i produttori che non riescono più a vendere oltreoceano riversano l’eccesso di produzione in Europa, con effetti a catena che vanno dagli sconti aggressivi nel segmento low-cost a un aumento dei prezzi per i prodotti di fascia media e alta. È questo scenario complesso a trasformare i dazi statunitensi in un problema europeo.
Il Made in Italy sotto pressione e l’arrivo dell’effetto “dump”
Uno dei primi settori a risentire dei dazi è proprio il Made in Italy di fascia alta. Marchi come Poltrona Frau, Natuzzi o Scavolini esportano negli Stati Uniti una parte significativa della loro produzione e se gli USA impongono dazi del dieci o venti per cento sui prodotti italiani, le aziende italiane non possono semplicemente assorbire l’aumento come fosse un’imposta interna. Per rimanere competitive devono decidere se aumentare i prezzi al cliente americano, con il rischio di perdere quote di mercato, oppure compensare i margini mancanti sul mercato interno. È realistico aspettarsi una revisione dei listini italiani o una riduzione degli sconti proposti in showroom. Quando l’America chiude una porta, la pressione inevitabilmente si sposta sull’Europa.

A questo si aggiunge il fenomeno più destabilizzante: l’effetto “dump”. Se gli Stati Uniti chiudono l’ingresso ai mobili prodotti in Cina, Vietnam o Polonia con dazi che possono arrivare fino al sessanta per cento, la produzione che rimane invenduta non scompare. Cerca nuovi mercati, e l’Europa è l’unico bacino sufficientemente grande da assorbire l’eccedenza. In un primo momento questo potrebbe tradursi in un abbassamento dei prezzi nei segmenti low-cost, ma a lungo andare diventa un problema serio per le fabbriche europee, che non possono competere con mobili svenduti a fronte di un puro bisogno di liberare magazzino. Il risultato è un aumento della concorrenza sleale, un calo della qualità media dei prodotti in circolazione e una pressione crescente sulle aziende europee.
Le categorie di mobili più esposte ai rincari del 2026
Tra le categorie che rischiano gli aumenti più sensibili ci sono le cucine di design e quelle su misura. Si tratta di uno dei prodotti italiani più esportati negli Stati Uniti e al tempo stesso di uno dei più complessi da produrre. Richiedono pannelli lavorati, ferramenta, vernici speciali e componenti tecnici, tutti elementi che risentono della variazione dei costi lungo l’intera filiera. Chi dovrà acquistare una cucina di fascia alta nel 2026 potrebbe trovarsi davanti a preventivi aumentati del quindici o venti per cento rispetto a oggi.
Un discorso simile riguarda i divani in pelle di fascia media, settore in cui l’Italia esporta grandi quantità di cuoio lavorato e imbottiti di qualità. Se l’export rallenta e l’offerta destinata al mercato interno si riduce, il costo per unità prodotta aumenta. La conseguenza è un rincaro che si riflette anche sui consumatori europei, soprattutto in un mercato dove la domanda di imbottiti di qualità resta elevata.
Gli arredi che contengono acciaio e alluminio rappresentano un’altra categoria vulnerabile. Gli Stati Uniti stanno proteggendo aggressivamente la loro industria metalmeccanica e gli effetti sulle materie prime si avvertono già. Scaffalature industriali, sedie tecniche, tavoli con basi metalliche e strutture componibili sono tutti prodotti che potrebbero subire oscillazioni importanti di prezzo. Quando l’acciaio sale, tutto ciò che lo contiene segue la stessa traiettoria.
Lo stesso vale per i mobili con tecnologia incorporata. Letti motorizzati, scrivanie regolabili elettricamente, specchi con illuminazione integrata e altri arredi intelligenti dipendono da componentistica asiatica. Se gli Stati Uniti continuano a tassare pesantemente la tecnologia cinese, la disponibilità globale di chip, moduli e motori elettrici diminuisce e i costi aumentano. Le aziende europee dovranno acquistare gli stessi componenti a prezzi più elevati, con inevitabili ripercussioni sul consumatore.
Anche il settore del marmo e della pietra naturale è in una posizione delicata. I distretti italiani come Carrara o Verona esportano grandi quantità di prodotti lavorati negli USA e se questo mercato rallenta, i costi fissi delle cave rimangono gli stessi ma vengono distribuiti su un numero minore di commesse. Questo porta a un aumento del prezzo finale anche per i clienti italiani che sceglieranno un top cucina, un lavabo o una pavimentazione in pietra nel 2026.
Il 2026 come anno di svolta per i prezzi dell’arredo
Il quadro che emerge non è allarmistico, ma realistico. I dazi statunitensi non si fermano al confine americano ma generano effetti a cascata che influiscono sulla produzione, sulle filiere e sulla disponibilità delle materie prime. Le aziende italiane e europee dovranno decidere come assorbire o redistribuire questi aumenti, e una parte significativa ricadrà inevitabilmente sul mercato interno. Non si tratta di una semplice tensione commerciale, ma di un cambiamento strutturale che potrebbe modificare i listini di cucine, divani, mobili metallici e complementi tecnologici già nel corso del 2026.
Se i dazi colpiscono il cuore del design italiano, le aziende del settore devono scegliere se tagliare, resistere o rialzare i prezzi. La risposta, con tutta probabilità, la troveremo direttamente nei preventivi dei prossimi mesi.






