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Una recenzione sul documentario della coppia del design Charles e Ray Eames

Arriva dalle pagine del The New York Times la recenzione di “Eames: l’architetto e il pittore”, un documentario su Charles e Ray Eames, una coppia sposata il cui approccio al design di prodotto ha influenzato parecchio il pensiero moderno. Il loro nome è ancora più comunemente associato alle sedie vendute da Herman Miller, ma la tesi del film sostiene che la caratteristica principale del loro lavoro fosse il mix di pratica ed estetica che ha lasciato tracce in quasi ogni aspetto della vita contemporanea.

Charles Eames era architetto. Ray Eames, sua seconda moglie, era un artista, e insieme hanno fondato uno studio di design a Santa Monica, in California, che è stato un fiorire di creatività. La loro casa a Pacific Palisades, con le sue forme semplici e squadrate, la luce in abbondanza, e un interior fatto di ornamenti stravaganti era un tempio domestico per un nuovo Modernismo, meno austero, che univa una struttura snella, funzionale di stile pratico con brillanti colori e forme gradevoli.

Il loro motto era “il meglio per il minimo, per i più“, un ideale utopico della produzione di massa. L’idea che il design e l’artigianato potessero essere a disposizione di tutti ha un fascino evidentemente democratico. Gli Eames, che avevano come clienti dei Westinghouse, IBM e altre grandi aziende, stavano vendendo l’idea che l’individualismo non poteva che coesistere con la standardizzazione commerciale.

La loro eccentricità si rivelò la loro grande risorsa, formarono un gran numero di young designer di talento. Dopo la morte di Charles nel 1978, Ray ha cercato di mantenere i loro lavori in corso fino a quando si è spenta anche lei, 10 anni dopo.

Sergio Romeo

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