L’eredità nella maggior parte dei casi permette di incrementare il patrimonio mobiliare e/o immobiliare ma non sempre è così. Alla morte del parente si potrebbe scoprire che questo era pieno di debiti. Come comportarsi per evitare che i creditori pretendano dall’erede i pagamenti?
I debiti rappresentano un problema gravoso per molti italiani. La stima è di oltre 22 milioni di cittadini debitori di cui 3,5 persone giuridiche e più di 18,8 milioni persone fisiche. Al momento della morte i debiti passano agli eredi, solitamente coniuge e figli. Se anche questi a loro volta avessero altri debiti la situazione diventerebbe impossibile da gestire. Cosa permette di fare la normativa in questo contesto così precario?
Accettando l’eredità il patrimonio del defunto si unisce a quello dell’erede a meno che non si ricorra all’accettazione con beneficio d’inventario. In caso di debiti il creditore può costringere l’erede ad accettare l’eredità per recuperare quanto spettante rifacendosi su chi ha ereditato? Ebbene per il Codice Civile articolo 524 i creditori hanno il diritto di impugnare la rinuncia all’eredità.
Come impugnare la rinuncia all’eredità
In caso di debiti del de cuius l’erede può rinunciare all’eredità ma il creditore può impugnare tale atto per rifarsi sui beni dell’erede stesso facendosi autorizzare dal Tribunale ad accettarla al posto del rinunciante. L’impugnazione dovrà essere presentata entro cinque anni dalla rinuncia. Il giudice valuterà il danno che la rinuncia all’eredità ha causato al creditore e prenderà una decisione.

In tutto questo bisogna sapere che il debitore non acquisterà la qualità di erede e che tutto ciò che avanza dell’eredità una volta che i creditori avranno recuperato quanto spettante (e solo questo, nulla di più) non verrà erogato all’erede perché questo ha rinunciato all’eredità. Secondo la normativa il creditore può esercitare i diritti del debitore quando questo li trascura per ottenere il rimborso ma bisogna fare attenzione alla differenza tra rinuncia e accettazione.
L’impugnazione può avvenire solo se l’erede rinuncia formalmente all’eredità. Se questo non rinuncia all’eredità ma nemmeno l’accetta il creditore sarà bloccato perché l’eredità non si può accettare per conto di terzi. L’erede ha dieci anni di tempo per avvalersi del diritto di accettazione dall’apertura della successione, poi questo si prescriverà.
Dieci anni in cui i creditori non potrebbero fare nulla? In realtà potrebbero chiedere al Giudice che venga stabilito un termine entro cui l’erede manifesti la proprio volontà di accettare, rinunciare o lasciar decorrere il termine senza prendere alcuna decisione. Tutto o nulla potrebbe cambiare, dunque, per i creditori con questa actio interrogatoria.