Siamo ancora nel pieno dell’autunno, con temperature prevalentemente al di sopra della media, ma l’inverno di fatto è alle porte.
Con l’arrivo della stagione fredda, si avvicinano le date che in Italia sono state decise per l’accensione dei riscaldamenti. In alcune regioni del Nord poi è già possibile accenderli. Come sappiamo, esistono riscaldamenti centralizzati e riscaldamenti autonomi.
Casa fredda con riscaldamento centralizzato, cosa dice la legge
Il riscaldamento autonomo è molto comodo proprio per il fatto che si può decidere autonomamente come e quanto accenderlo, mentre nei condomini spesso le case sono dotate di riscaldamento centralizzato.

Il riscaldamento centralizzato, oltre ad avere degli orari ben precisi di accensione e spegnimento giornalieri, spesso può risultare troppo caldo o al contrario non abbastanza per riscaldare tutta la casa.
Per quanto riguarda gli impianti centralizzati, ricordiamo che l’accensione è regolata da una norma nazionale (D.P.R. 412/1993) che divide l’Italia in zone climatiche (dalla Zona A, con limitazioni massime, alla Zona F, senza limitazioni, che stabilisce le date e le ore massime giornaliere di funzionamento. L’unica eccezione riguarda eventuali autorizzazioni comunali per ondate di freddo.
Esiste una regola anche per la temperatura massima consentita, che nelle abitazioni è di 20 gradi, mentre non è previsto un limite minimo, rendendo difficile stabilire l’insufficienza del riscaldamento.
Nel caso di guasti, essendo l’impianto e le tubature principali considerati beni comuni, ne è responsabile il condominio, e quindi in caso di una casa fredda per un guasto comune, il proprietario può richiedere il risarcimento per danni patrimoniali (es. spese di alloggio temporaneo, installazione impianto autonomo) e non patrimoniali (disagio), agendo tramite diffida formale all’amministratore. Il risarcimento è ripartito tra tutti i condomini.
In caso di casa affittata, l’inquilino, non avendo un rapporto diretto con il condominio, deve invece rivolgersi al proprietario per richiedere una riduzione del canone o la risoluzione anticipata del contratto in casi gravi, documentando il problema; importante in casi simili, ricordare che non può decidere autonomamente di non versare il canone.
Il condomino che chiede risarcimento deve dimostrare il malfunzionamento e il danno subito con prove concrete, come ad esempio delle perizie. È possibile distaccarsi dall’impianto centralizzato per un sistema autonomo, contribuendo solo alle spese di manutenzione straordinaria dell’impianto comune, a meno che il distacco non provochi squilibri o aumento dei costi per gli altri.
E’ importante tenere in considerazione questi elementi quando, purtroppo, capita di non avere abbastanza calore in un appartamento in cui si hanno i termosifoni centralizzati.







