Una svolta significativa attende i proprietari immobiliari italiani: dal primo gennaio 2026 entreranno in vigore nuove disposizioni per il calcolo dell’IMU che potrebbero tradursi in un risparmio concreto per molti contribuenti.
La riforma, stabilita attraverso un decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale, introduce un sistema semplificato per la determinazione delle aliquote comunali, riducendo drasticamente le casistiche applicabili da oltre 250.000 a categorie più definite e gestibili.
L’obiettivo è duplice: da un lato garantire maggiore uniformità della tassazione sul territorio nazionale, dall’altro offrire ai Comuni strumenti più chiari per modulare l’imposta secondo le esigenze locali, pur nel rispetto di limiti precisi. Particolare attenzione è rivolta alle seconde abitazioni e agli immobili utilizzati saltuariamente, per i quali si prospettano interessanti opportunità di riduzione del carico fiscale.
Semplificazione normativa: meno variabili, più chiarezza per i Comuni
La principale novità introdotta dalla normativa riguarda la razionalizzazione delle fattispecie fiscali. Attualmente i Comuni italiani possono scegliere tra un numero spropositato di combinazioni per determinare l’aliquota IMU, generando confusione sia per le amministrazioni locali che per i cittadini. Dal 2026, grazie all’allegato A del decreto ministeriale del 6 novembre 2024, le possibilità verranno drasticamente ridotte e meglio definite.
Gli 8.000 Comuni italiani dovranno adeguarsi alle nuove categorie prestabilite, potendo comunque esercitare la propria autonomia impositiva entro parametri nazionali ben delimitati. Chi non si uniformerà alle disposizioni vedrà applicate aliquote standard.

Questo meccanismo garantisce trasparenza e prevedibilità: i contribuenti potranno calcolare con maggiore facilità l’imposta dovuta, mentre le amministrazioni avranno criteri oggettivi da seguire. Il decreto stabilisce inoltre che nessun Comune potrà superare le aliquote massime previste a livello nazionale, eliminando disparità eccessive tra territori diversi e proteggendo i proprietari da incrementi arbitrari della pressione fiscale locale.
Agevolazioni concrete per le seconde case e gli immobili non utilizzati stabilmente
Tra le novità più rilevanti spicca la possibilità per i Comuni di applicare aliquote ridotte sulle abitazioni tenute a disposizione dai proprietari. Si tratta di quegli immobili utilizzati saltuariamente durante l’anno, tipicamente case di vacanza o seconde residenze che non vengono né affittate né concesse in comodato. L’agevolazione potrà essere modulata in base a diversi parametri oggettivi: il numero di mesi di effettivo utilizzo, i consumi delle utenze domestiche come luce, acqua e gas, la presenza di arredi completi.
Questa discrezionalità riconosciuta ai sindaci permetterà di adattare la tassazione alle specificità territoriali, premiando chi mantiene immobili in buono stato pur senza abitarvi stabilmente. Restano esclusi dal beneficio gli immobili destinati ad affitti turistici o locazioni brevi, che continueranno a essere tassati con le aliquote ordinarie.
Un’altra importante previsione riguarda gli edifici inagibili o danneggiati da calamità naturali: i Comuni potranno azzerare o ridurre drasticamente l’IMU per queste unità immobiliari, con la possibilità di estendere l’esenzione anche a situazioni di inagibilità derivanti da cause diverse dagli eventi naturali, garantendo così maggiore equità nella tassazione.






