Non credevo fosse possibile ma ho letto questo trucco su una rivista e il mio salotto è completamente diverso: c’entra un plaid

L’effetto psicologico e visivo di un plaid scelto bene: non un accessorio qualsiasi, ma un piccolo trucco dei designer per dare calore, profondità e carattere alla casa.

Non so se capita anche a te, ma a volte guardo il mio salotto e ho la sensazione che manchi qualcosa. Non so dire cosa, non è una questione di mobili o colori, ma di atmosfera. È come se lo spazio avesse perso un po’ di calore, quella sensazione di casa che ti fa venire voglia di restare. Qualche settimana fa sfogliavo una rivista di interior design, distrattamente, e mi ha colpito un piccolo consiglio in un articolo di stile: sposta un plaid, cambia il modo in cui lo usi.

Non ho cambiato niente d’altro, né cuscini né quadri. Solo il plaid. Ho scelto un tessuto diverso, l’ho spostato di pochi centimetri, e tutto è sembrato nuovo. La stanza aveva più luce, più profondità, più calore. È incredibile come un oggetto così semplice, quasi invisibile nel quotidiano, possa modificare la percezione di un intero ambiente. Forse perché il plaid non è solo un accessorio, è un segnale di comfort.

Il contrasto che accende anche il salotto più neutro

In casa tendiamo a sceglierlo in tinta con il divano, come se dovesse scomparire, ma è proprio l’opposto. I designer lo usano come un punto di contrasto visivo, un modo per rompere la monotonia. Nel mio caso avevo un divano grigio chiaro e ho scelto un plaid color ocra, caldo ma non invadente. È bastato quello per accendere la stanza. Il contrasto ha creato profondità, come se la luce si fosse spostata di qualche grado.

La posizione poi conta più del colore. All’inizio lo stendevo in modo perfetto, quasi rigido, come si vede nelle vetrine. Ma nell’articolo c’era scritto di lasciarlo scendere in diagonale, di farlo cadere un po’ sul pavimento. L’ho fatto, e improvvisamente la stanza sembrava più vissuta, più rilassata. Ho capito che anche il disordine, se è intenzionale, può comunicare calore. Quando una casa è troppo ordinata, diventa fredda. Serve un dettaglio che rompa la simmetria, qualcosa che dica “qui si vive davvero”.

plaid color terracotta
Il contrasto che accende anche il salotto più neutro – kavehome.com – designmag.it

Poi c’è il tema delle texture, e qui entra in gioco la parte più sensoriale. Mi piace toccare i tessuti, capire come reagiscono alla luce. Un plaid in bouclé cambia completamente la percezione di un ambiente, perché riflette la luce in modo morbido e la trattiene al tempo stesso. Il velluto, invece, dà un tocco più sofisticato, quasi teatrale, mentre il lino lavato è perfetto se vuoi mantenere un’atmosfera naturale.

Ci sono poi le combinazioni cromatiche, che fanno la differenza. Se hai un salotto chiaro, con pareti neutre e legno naturale, un plaid terracotta o color miele scalda la luce e aggiunge spessore visivo. Se invece l’ambiente è scuro, con divani antracite o pareti grigie, funzionano i toni chiari: lino avorio, sabbia o perla. In questo modo lo spazio respira. Chi ama le palette neutre può giocare con sfumature calde come caramello o ruggine chiara, che danno profondità senza spegnere l’insieme.

plaid color miele
Colori caldi, luce nuova, atmosfera diversa – foto hm.com – designmag.it

Il dettaglio che mi ha colpito di più, però, è quello della ripetizione cromatica. I professionisti la chiamano coerenza visiva. Significa riprendere il colore del plaid in un altro punto della stanza, anche solo con un cuscino o una candela. È un piccolo trucco ma crea armonia, perché l’occhio riconosce la connessione tra gli elementi. Io ho aggiunto un vaso con sfumature simili e tutto ha iniziato a funzionare.

Da allora non considero più il plaid come una coperta d’appoggio, ma come un vero strumento di design. Mi piace cambiarlo con le stagioni: in autunno preferisco i toni caldi e materici, in primavera passo ai colori più chiari e leggeri. È un gesto semplice, quasi rituale, ma capace di rinnovare l’ambiente ogni volta.

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