Mobili di casa, chi se li aggiudica in caso di separazione? Come dimostrare cosa è nostro

A chi spettano veramente i mobili della casa dove si è vissuto insieme? Ecco la risposta che cercavi.

Quando una coppia si separa oltre alle emozioni già abbastanza complicate da gestire ci si mettono anche i problemi. Quante volte, oltre al cuore spezzato, si aggiungono anche i litigi, magari per un mobile. Il divano, la libreria o il tavolo da pranzo possono diventare terreno di scontro tanto quanto i sentimenti. Separarsi è già difficile, farlo mentre ci si contende l’arredamento può trasformare tutto in una vera guerra domestica.

Che si tratti di un matrimonio, un’unione civile o una convivenza, la fine di una relazione porta sempre con sé una rivoluzione, anche materiale. Perché il letto non si divide a metà come una torta, e il divano non si sposta da solo nella nuova casa. E così, mentre si cerca di ricominciare, si apre una nuova battaglia: chi porta via cosa? I mobili, da semplici oggetti d’arredo, diventano improvvisamente “beni contesi”. Succede soprattutto quando il dialogo tra i partner è ormai ai minimi storici, e ogni pretesto è buono per discutere.

Separarsi senza litigare per il divano: come affrontare (senza drammi) la divisione dei mobili

Chi si prende il televisore? Chi il letto? Mentre lo stai pensando ti accorgi che il partner ha già fatto sparire il divano nuovo (quello scelto con tanta cura), e quella domanda si trasforma in un problema. Senza un accordo chiaro la divisione dei mobili può diventare un rompicapo. Spesso si finisce a discutere su chi ha pagato cosa, chi ha ricevuto cosa in regalo, o su chi ha semplicemente agito più in fretta.

cuore spezzato, martelletto del giudice e mobili
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La legge come mette fine alla controversie? Se non è stato scelto il regime di separazione dei beni, tutto ciò che è stato acquistato durante la vita insieme si considera proprietà comune. Quindi, in teoria, ogni mobile dovrebbe essere diviso a metà. In pratica la questione è più complicata. In caso di separazione dei beni: ognuno mantiene ciò che ha acquistato con i propri soldi.

Ma attenzione: servono prove, come fatture, scontrini o movimenti bancari, il “me lo ricordo io” purtroppo non basta. Convivenza: qui le regole sono ancora più sfumate. Non esiste una vera e propria normativa per la divisione dei beni mobili, quindi tutto si basa su accordi verbali – e, in mancanza di questi, sull’intervento di un giudice. Ma tra avvocati e parcelle, a volte si rischia di spendere più di quanto valgano i mobili stessi.

La soluzione? Probabilmente il modo migliore per evitare problemi è prevenire. Conservare fatture, accordarsi prima su una eventuale spartizione, può rivelarsi una vera ancora di salvezza. E poi c’è una parola spesso dimenticata nei momenti di crisi: comunicazione. Parlare, anche quando è difficile, può evitare di arrivare a un punto di rottura insanabile solo per colpa di una poltrona.

Se proprio non si riesce a trovare un accordo, l’unica via può essere il tribunale. Ma conviene davvero? Spesso la risposta è no: tra tempi lunghi e costi legali, si rischia di trasformare una discussione su un mobile IKEA in un salasso emotivo ed economico. Per questo motivo, dove possibile vince sempre il compromesso e ripartire senza rancori anche se se questo significa lasciar andare quel tavolino che non ci piaceva neanche troppo.

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