Mi hanno insultato nella chat del condominio: ho denunciato ed ora devono risarcirmi

La vita in condominio non riguarda solo spazi condivisi e regole comuni, ma anche la comunicazione tra vicini.

Sempre più spesso, i rapporti si spostano nelle chat di gruppo, strumenti rapidi e utili per organizzare e scambiarsi informazioni. Tuttavia, non mancano le tensioni: una parola di troppo, un commento fuori luogo o un tono aggressivo possono trasformare un semplice messaggio in un motivo di conflitto.

In alcuni casi, ciò che nasce come una discussione può avere conseguenze inaspettate, spingendo qualcuno a rivolgersi alle autorità per tutelarsi. Questo dimostra come anche le interazioni virtuali abbiano un peso reale, soprattutto quando incidono sulla serenità e sul rispetto reciproco tra condomini.

Quando le parole in chat diventano reato

Non sempre un insulto in una chat condominiale può essere archiviato come un semplice sfogo passeggero. Quando il messaggio offensivo è rivolto a una persona che non sta partecipando alla conversazione in tempo reale, oppure viene scritto in un gruppo in cui sono presenti più utenti, può configurarsi il reato di diffamazione e non una semplice ingiuria.

La giurisprudenza, infatti, stabilisce che se la persona offesa legge l’insulto in un secondo momento, debba considerarsi “assente” e quindi soggetta a un atto diffamatorio. Questo significa che anche un messaggio scritto in un contesto apparentemente informale, come la chat del condominio, può avere conseguenze legali molto serie.

Una persona che scrive in chat
Quando le parole in chat diventano reato – designmag.it

Non è raro che nelle chat tra condomini, spesso animate da discussioni sulle spese o sulle decisioni dell’assemblea, si superi il limite e si scivoli in frasi denigratorie verso l’amministratore o altri vicini. Va ricordato che l’ingiuria, ossia l’offesa diretta a una persona presente, non costituisce più reato penale dal 2016, ma può comunque aprire la strada a un’azione civile di risarcimento. Perché un’offesa sia perseguibile, tuttavia, deve superare la soglia della normale tollerabilità, ledendo in modo concreto la dignità e la reputazione della vittima.

Come tutelarsi e ottenere risarcimento

Quando si ricevono insulti o offese in una chat condominiale, la prima cosa da fare è raccogliere prove solide. È fondamentale conservare screenshot dei messaggi, segnare date, orari e nomi dei partecipanti al gruppo, e se possibile coinvolgere testimoni che possano confermare la ricezione dei contenuti offensivi. Senza documentazione precisa, infatti, diventa molto più difficile ottenere giustizia e far valere i propri diritti. Una volta raccolti gli elementi necessari, è possibile scegliere tra due strade principali.

La prima è la querela penale: se l’offesa rientra nella diffamazione, la denuncia va presentata entro tre mesi dalla scoperta dell’episodio alle autorità competenti. La seconda opzione è la causa civile per il risarcimento dei danni morali o patrimoniali, anche nei casi in cui non vi siano i presupposti per un procedimento penale. Se la vicenda arriva in tribunale, l’autore delle offese può essere condannato a un risarcimento economico, al divieto di reiterare il comportamento e, nei casi più gravi e reiterati, affrontare ulteriori conseguenze.

Quando gli insulti diventano continui e generano uno stato di ansia e pressione costante, la legge può configurare persino l’ipotesi di stalking condominiale.

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