Scegliere le sedie per la cucina è diventato un piccolo esercizio di equilibrio tra praticità e bellezza. Soprattutto oggi che le cucine non sono più isolate, ma si fondono col soggiorno in ambienti sempre più aperti, luminosi e vissuti. È in questi spazi fluidi che una sedia deve sapersi trasformare: servire per mangiare, certo, ma anche accogliere un ospite in più o diventare parte dell’arredo senza far storcere il naso. E così, il confine tra cucina e zona giorno diventa il nuovo banco di prova del design.
La buona notizia è che i modelli giusti esistono, e non sempre sono inarrivabili. Alcuni hanno una storia importante, firmati da designer che pensano a ogni dettaglio. Altri sono più discreti ma intelligenti, accessibili, ben costruiti, capaci di attraversare stili diversi. C’è chi punta sulla trasparenza, chi sulla tradizione, chi su un’idea gentile di comfort. Ogni sedia ha il suo carattere, ma tutte condividono una qualità: possono stare in cucina, ma non sfigurano in soggiorno. E anzi, a volte lo migliorano.
Cosa rende una sedia da cucina adatta anche al soggiorno: le consigliate
Prendiamo ad esempio YPPERLIG di IKEA, una sedia monoblocco premiata con il GOOD DESIGN Award e realizzata in plastica stampata a iniezione. Leggera ma solida, pulita nelle forme, funziona bene sia intorno a un tavolo da pranzo che come seduta extra accanto a una libreria. Il suo fascino è nella semplicità, quella che non chiede attenzioni ma dà equilibrio visivo alla stanza.
Poi c’è CH33 di Carl Hansen & Søn, firmata Wegner. Un’icona del design scandinavo, attualissima anche oggi. Linee organiche, proporzioni perfette, disponibile in versione imbottita o tutta in legno. Sta bene in ambienti minimal ma anche in spazi più caldi, è una sedia che racconta una storia e la racconta con grazia.

Un discorso a parte merita la Generic A di Kartell. Disegnata da Starck, è l’archetipo della sedia multifunzione. Impilabile, comoda, con braccioli e una gamma colori interessante. Non ha la pretesa di essere elegante, ma quando la si mette in un angolo lettura o davanti a una scrivania, si capisce che ha molto da dire. È la tipica sedia che non chiede permesso ma funziona ovunque.
In un registro del tutto diverso, la sedia Venezia in legno massiccio con seduta in paglia palustre è un omaggio alla tradizione artigiana italiana. Lavorata a mano, ha un’anima rustica ma sincera, capace di dialogare con un tavolo moderno senza risultare forzata. È il tipo di sedia che invecchia bene, sia per solidità che per carattere.

Shella, la sedia in velluto con gambe in metallo, gioca con i contrasti. Il velluto regala una sensazione di morbidezza che non passa inosservata, mentre le gambe sottili e dorate alleggeriscono l’insieme. Perfetta come seduta jolly: funziona per un pranzo tra amici ma è anche bella da sola, in un angolo make-up o accanto a una finestra. Ha quel mix tra vintage e contemporaneo che si adatta facilmente senza risultare banale.
La TOBIAS di IKEA invece punta tutto sulla trasparenza. Una sedia ergonomica in polipropilene che riflette l’ambiente e scompare alla vista, lasciando spazio alla luce. È perfetta in spazi piccoli o pieni di colore, dove aggiungere altro sarebbe troppo. Eppure, con la sua presenza discreta, dona coerenza al contesto.

Chiude la selezione la sedia Vili, con struttura in metallo e seduta in rattan naturale. Ha uno spirito vintage e mediterraneo insieme, grazie all’intreccio cannage e alla finitura artigianale. Ogni pezzo è leggermente diverso, e proprio per questo interessante. È la classica sedia che può trasformarsi da protagonista a complemento, a seconda di dove viene collocata. La si immagina bene intorno a un tavolo in legno grezzo, ma anche vicino a una finestra con un plaid sopra, a raccogliere la luce del pomeriggio.

Sette sedie, sette storie diverse. Tutte con un punto in comune: la capacità di adattarsi. Che siano firmate da grandi nomi o frutto dell’artigianato locale, queste sedute hanno in comune una versatilità intelligente. Non sono solo belle, sono pensate per vivere ogni angolo della casa con coerenza.
E in tempi in cui l’estetica non può più permettersi di essere fine a sé stessa, una sedia che funziona in cucina e non sfigura in soggiorno è già un piccolo atto d’ingegno.