La “stanza che non si paga”: l’esigenza economica che è diventata elemento di pregio in alcune case

La finestra sporgente che oggi rende preziosa una stanza nasconde un passato sorprendente fatto di tasse, espedienti e scelte architettoniche che hanno plasmato intere città.

La prima volta che ho osservato un bow-window moderno con attenzione, mi sono ritrovata a seguirne le linee come si fa con un dettaglio di scenografia. È quella sporgenza leggera che cattura subito, quella trasparenza che lascia entrare la luce senza fare rumore. Ricorda il cinema inglese degli anni ’60, gli interni chiari, le tazze di tè poggiate su una mensola sottile, la finestra che sembra voler uscire di casa per raccontare meglio chi ci abita. Molti lo percepiscono come una scelta estetica ma porta con sé una storia più profonda, una di quelle vicende architettoniche nate per necessità prima che per bellezza, e che con il tempo sono state assorbite da un immaginario elegante.

Prima di diventare lo spazio perfetto per una tazza di caffè o per un cuscino morbido, era nato come soluzione furba. Una piccola furbizia contro il sistema fiscale dell’epoca, quando tutto ciò che stava dentro le mura si pagava e tutto ciò che sporgeva all’esterno no. Una storia che fa sorridere per la sua ironia, perché ciò che un tempo serviva a risparmiare oggi è diventato uno degli elementi più costosi e desiderati nelle case contemporanee.

La tassa inglese sulle superfici: quando l’architettura si adattava alle regole

Nei secoli tra il diciassettesimo e il diciannovesimo, in Inghilterra, il peso delle tasse sulle abitazioni si misurava in modo molto semplice: si pagava ciò che era interno. Tutto il resto restava fuori da ogni conteggio. È curioso pensare che intere generazioni di architetti abbiano dovuto negoziare ogni metro quadrato, evitando volumi pieni e cercando soluzioni che dessero spazio senza ufficialmente ampliare la casa.

Così nacquero queste finestre sporgenti che, pur offrendo un piccolo volume vivibile, non rientravano nelle superfici tassate. Una sorta di stanza sospesa tra dentro e fuori. Non era un trucco isolato, perché in quel periodo molte altre idee architettoniche inseguivano lo stesso obiettivo. L’arte di aggirare il sistema fiscale era diventata quasi un esercizio creativo e queste sporgenze, alla fine, si rivelarono una delle intuizioni più intelligenti.

Col passare del tempo, però, il motivo fiscale si è dissolto e ha lasciato spazio a una nuova percezione. La società vittoriana amava la luce diffusa, le visuali aperte sulla strada, l’idea di mostrare la casa come luogo curato e accogliente. Le finestre sporgenti sono diventate rapidamente un tratto distintivo dei palazzi signorili e delle abitazioni borghesi. Si trasformavano in piccole nicchie abitate: un divanetto imbottito, un tavolino, una seduta da cui osservare la vita del quartiere.

Queste finestre permettono di raccogliere molta più luce. Creano un punto di fuga che porta aria fresca alla stanza e regalano profondità agli ambienti piccoli. Offrono uno spazio definito ma intimo, che si presta a diventare un angolo dedicato. Può essere una postazione di lavoro leggera, perfetta per chi usa il portatile e desidera il conforto della luce naturale. Oppure un piccolo angolo meditativo, quel luogo silenzioso dove cominciare la mattina con un caffè. E poi la dimensione psicologica conta più di quanto si pensi. La parete smette di essere piatta e diventa tridimensionale.

 

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Nelle case moderne, questo spazio viene usato in modo molto libero. Se la sporgenza è generosa, molti scelgono di trasformarla in un angolo lettura con una panca su misura, morbida e luminosa, che segue la curvatura della finestra. Altri preferiscono usarlo come mini-zona colazione: un tavolino rotondo, due sedie leggere, una dimensione raccolta che sostituisce una vera sala da pranzo.

Chi invece lavora spesso da casa apprezza l’idea di appoggiare una mensola su misura e trasformarla in una micro scrivania. È la postazione ideale per mantenere ordine e respirare luce naturale. E poi restano le piante, che nel bow-window trovano una sorta di serra naturale dove crescere senza sforzo.

 

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Non sempre si ha la fortuna di vivere in una casa che possiede questa caratteristica architettonica, ma alcune sensazioni si possono ricreare comunque. Una panca su misura sotto una finestra grande può diventare immediatamente un piccolo nido in cui leggere o parlare al telefono. Un tavolino tondo posizionato davanti a una vetrata ampia può simulare lo stesso spirito raccolto che offrono le sporgenze vere. Le tende morbide aiutano molto: incorniciano la luce e ammorbidiscono il perimetro. Alcuni interior designer suggeriscono anche un arco leggero che incornici la finestra e faccia percepire una profondità diversa, senza interventi invasivi.

Alla fine rimane questo paradosso affascinante: ciò che nacque per pagare meno tasse è oggi uno degli elementi più poetici delle case inglesi e dei loro eredi contemporanei. Il bow-window continua a essere desiderato per la sua luce, per la sua capacità di aprire la stanza e per quell’atmosfera sospesa che crea.

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