Il vicino paga l’affitto in nero, posso denunciarlo? Attenzione a questi casi: scatta la diffamazione

Affittare in nero e denunciare. Ecco cosa dice la legge e cosa conviene fare per non finire nei guai.

Vivere in condominio è un’esperienza che spesso assomiglia a una piccola giungla fatta di regole, sguardi di traverso e qualche litigio di troppo. Può succedere che un giorno, tra un buongiorno tirato e una porta sbattuta, inizi a notare qualcosa che non torna: un via vai di sconosciuti a ogni ora, valigie che passano come in una hall d’albergo e facce nuove che scompaiono dopo qualche giorno. E allora la domanda viene spontanea: ma il mio vicino non starà mica affittando casa in nero?

Un pensiero che in certi casi si trasforma subito in un moto di giustizia, la voglia di segnalare la cosa a chi di dovere, magari all’amministratore di condominio o, per i più audaci, direttamente alle autorità. Poi però affiora un dubbio fastidioso, quel tarlo che ti tiene la notte a pensare: “E se poi mi denuncia lui per diffamazione? Non è che perdo la ragione e mi ritrovo pure nei guai?”.

La voglia di fare la cosa giusta si scontra con la paura di finire invischiati in un processo e di passare dalla parte del torto. Ma davvero si rischia tanto? O si può segnalare un comportamento scorretto senza la paranoia di dover andare a spiegare tutto davanti a un giudice? La risposta non è così scontata, ma un recente intervento della Cassazione ha messo alcuni paletti interessanti.

Affitti in nero in condominio: come non trasformare una segnalazione in una diffamazione

Parlare di affitti in nero in condominio non riguarda solo l’erario o il fisco, ma coinvolge anche la sicurezza, il decoro del palazzo e la serenità di chi ci vive. Quando a ogni ora del giorno e della notte qualcuno trascina trolley lungo il corridoio, è normale che la pazienza venga meno.

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Affitti in nero in condominio: come non trasformare una segnalazione in una diffamazione- designmag.it

In un caso finito proprio davanti ai giudici, una donna esasperata aveva informato l’amministratore che il vicino affittava in nero l’appartamento. Il vicino, neanche a dirlo, se l’è presa e ha pensato bene di denunciarla per diffamazione. La questione ha fatto il suo percorso tra i tribunali, finché la Cassazione ha dato ragione alla donna: segnalare un sospetto illecito al solo scopo di tutelare un diritto proprio o della collettività non può mai essere considerato un atto diffamatorio.

Chiaro però che bisogna saperlo fare. Se ti limiti a riferire un fatto e lo racconti all’amministratore o alle autorità competenti, nessuno può accusarti di voler infangare la reputazione altrui. Diverso è il caso in cui si inizia a spifferare a destra e a manca, aggiungendo frasi di troppo o etichette poco lusinghiere: lì sì che la diffamazione potrebbe materializzarsi.

E no, per chi se lo stesse chiedendo, non si può nemmeno parlare di calunnia. La calunnia esiste solo quando si accusa qualcuno di un reato sapendo che è innocente e l’affitto in nero, per quanto illegale, resta un illecito fiscale, mica un crimine da codice penale.

Insomma, la parola d’ordine è misura. Se segnali per difendere un tuo diritto e lo fai senza trasformarti in un pettegolo di quartiere, la legge ti tutela. Se invece la segnalazione diventa un pretesto per regolare vecchi conti o per screditare chi ti sta antipatico, allora sì che la questione può prendere una piega sgradevole.

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