Il silenzio si può arredare: materiali che vestono la casa di calma e bellezza - designmag.it
A volte è un suono appena accennato a fare più rumore del resto. Un ronzio continuo, il ticchettio che si infila tra i pensieri, un’eco che si trascina da una stanza all’altra. Non ci si fa caso subito. Ci si convive, si abbassa un po’ la soglia di attenzione, si alza il volume di qualcos’altro. Ma quel sottofondo rimane. E col tempo diventa un fastidio opaco, sottile. Lo spazio intorno perde calma. Anche quando è bello, anche quando è curato, manca una certa quiete.
In casa, il suono è materia. Si appoggia sulle superfici, rimbalza, si spezza o si avvolge. Lo sanno bene architetti, progettisti, chi lavora nel mondo dell’hospitality. Ma nella vita quotidiana questo aspetto si trascura. Si scelgono i mobili per estetica, i colori per umore, le forme per gusto. Il silenzio, però, è un effetto collaterale che si può cercare.
Non serve riempire una stanza per farla sembrare viva. A volte basta scegliere cosa ci si mette dentro. I tessuti pesanti, per esempio, non sono solo decorativi. Hanno un peso vero, che trattiene il suono e lo fa cadere morbido. I tappeti spessi funzionano allo stesso modo. Riducono l’eco, smorzano i passi, rendono i silenzi più pieni. È una questione di materia. Di come assorbe, di come riflette. Un plaid sul divano cambia poco a vederlo, ma nell’insieme contribuisce a creare quella sensazione ovattata che calma.
Poi ci sono gli oggetti più grandi. I mobili che non sembrano per il suon”, ma lo sono. Una libreria a parete fa un lavoro efficace. Se è piena, ancora meglio: ogni libro è come un freno al rimbombo. Anche un divano molto imbottito o una poltrona profonda aiutano. Lo fanno senza sforzo, mentre accolgono. Funzionano come pareti interne, ma più morbide. Spezzano la corsa delle onde sonore, ne cambiano la direzione.
La materia fa il resto. Alcuni materiali hanno una voce più bassa. Il legno, se non è lucido, ha un tono asciutto, poco riflettente. Il sughero è ancora più discreto: non solo isola, ma assorbe. Si può usare per rivestire una parete, o per creare quadri che fanno anche da pannelli. Non gridano la loro funzione, ma lavorano costantemente. Anche le superfici grezze, tipo il cemento non trattato o il gres effetto pietra, tolgono brillantezza al rumore.
Non tutto deve essere visibile per funzionare. Ci sono soluzioni che si nascondono bene, come i pannelli fonoassorbenti decorativi. Ce ne sono di sottili, colorati, sagomati. Alcuni sembrano quadri, altri si mimetizzano nel muro. Anche la carta da parati, se scelta materica, può avere un effetto simile. E poi le piante. Se sono alte o disposte in gruppo, interrompono la propagazione del suono. Possono stare dietro una scrivania, accanto al divano, lungo un corridoio.
Ogni stanza ha il suo suono. La camera da letto chiede un silenzio più pieno. Lì un tappeto spesso o una testiera imbottita cambiano il risveglio. Il soggiorno, se è grande, rischia di amplificare tutto. Qui vale la pena investire in un divano profondo, un grande tappeto, una libreria ben riempita. Lo studio, o la zona in cui si lavora, deve isolare senza chiudere.
Bastano pochi elementi: un pannello dietro lo schermo, un tappeto sotto la sedia, qualche pianta tra te e il muro. Anche l’ingresso può dare una mano: un mobile pieno, un tessuto a parete, qualcosa che freni il rumore che arriva da fuori. È tutta una questione di ascolto. E di scelte che non si vedono subito, ma si sentono (o non si sentono) a lungo.