Il nuovo lusso è invisibile: gli armadi che scompaiono nel muro (e fanno tendenza) - designmag.it
Per anni ho cercato di convivere con armadi troppo grandi, fuori scala rispetto agli ambienti in cui vivevo. Cassetti che si incastravano male, ante che sbattevano contro il letto, superfici lucide che riflettevano ogni cosa. In pratica, un pasticcio. Poi mi sono trasferita in un appartamento piccolo, lineare, con soffitti alti e pochi fronzoli. E lì è scattato qualcosa. Il vecchio armadio non ci stava proprio, fisicamente e mentalmente. Avevo bisogno di spazio, ma anche di silenzio.
Da lì è iniziata la mia ricerca, che non è finita in un catalogo, ma nel lavoro condiviso con un architetto e un falegname. Abbiamo pensato a una soluzione che non sembrasse neanche un armadio. Volevo una parete continua, niente maniglie, nessun contrasto. Non è stato semplice, ma il risultato ha cambiato il modo in cui vivo quella stanza. Ci sono i vestiti, le valigie, persino lo stendino piegato, ma nessuno lo direbbe. E questo non solo mi ha risolto un problema, ma mi ha anche insegnato a guardare i mobili con occhi diversi.
Non c’è un modello unico. L’armadio a scomparsa può essere realizzato in tanti modi, ma l’idea di fondo è una: farlo sparire alla vista. Nel mio caso ho optato per una struttura incassata in cartongesso, con ante rivestite dello stesso colore della parete. Niente pomelli, solo apertura push-pull. All’inizio temevo fosse poco pratico, ma è tutto il contrario. Quando lo apri, dentro è super organizzato. Quando è chiuso non si nota neanche. E, soprattutto, la stanza sembra più grande.
Le finiture fanno la differenza. Io ho scelto un laccato opaco color burro, ma in giro si vedono tante alternative valide. Il tortora va forte, il grigio pietra è molto usato nei progetti più raffinati, e il greige funziona sempre perché non stanca. Chi preferisce il legno opta spesso per il frassino o il rovere chiaro, trattati in modo da non riflettere la luce. Ci sono anche finiture più materiche, tipo effetto calce o cemento grezzo, che stanno bene in ambienti industriali o super moderni. E ho visto soluzioni con carta da parati identica al muro: se non ti dicono che c’è un armadio, non lo trovi.
La posizione conta. In camera da letto, ovviamente, è l’uso più classico, ma anche il più efficace. L’armadio sparisce e tu ti godi la parete vuota. Io ne ho visto uno in un corridoio lungo: dentro c’erano cappotti, detersivi, borse, tutto. Ma fuori era una parete liscia, pulita, senza segni. In soggiorno è utile se hai bisogno di contenere libri, coperte, piatti o anche la tv, senza però appesantire. E negli open space permette di creare separazioni tra zona giorno e zona notte, senza pareti vere. Ti ritrovi un armadio che funziona anche da divisorio, ma non occupa visivamente nulla.
Sul fronte costi c’è una certa varietà. Se cerchi qualcosa di modulare e accessibile, IKEA ha la serie Platsa, che puoi personalizzare e mascherare abbastanza bene. Leroy Merlin propone soluzioni già pensate per integrarsi, come il sistema Spaceo. Io però ho scelto di farmelo fare su misura: ho speso circa 1.800 euro per 3 metri lineari, ma il risultato è perfettamente integrato. Per chi vuole il top, ci sono marchi come Lema o Rimadesio, ma si sale facilmente oltre i 5.000 euro. E se hai un armadio già buono, ma brutto, esistono pellicole adesive o pannelli da applicare per uniformare tutto al muro. Economico e pratico.
Prima di partire, ci sono alcune cose da sapere. Serve una parete profonda almeno 60 cm, altrimenti si deve costruire una controparete in cartongesso. E attenzione agli impianti: noi abbiamo dovuto spostare una presa e una scatola di derivazione. Nulla di impossibile, ma va considerato. Meglio evitare ambienti troppo umidi o pareti storte, che complicano l’allineamento delle ante. Serve precisione. Ma se trovi il professionista giusto ti basta un disegno ben fatto e qualche scelta sensata per arrivare al risultato.
Alcune idee che ho visto in giro mi hanno colpita. Un armadio tutto cemento con le maniglie scavate verticalmente nella gola: quasi brutale, ma perfetto. Oppure ante push-pull con led interni, che si accendono appena apri. Una volta ho visto una parete intera con al centro una nicchia aperta in legno per esporre libri e oggetti: spezza la monotonia e rende tutto più personale. E in un altro progetto la porta d’ingresso era integrata nella stessa parete dell’armadio. Nessuno capiva dove fosse l’entrata, sembrava una galleria.
Insomma, quello che sembrava un semplice armadio è diventato qualcosa di più. Ora che l’ho provato, non riesco più a pensare a un mobile come qualcosa da mettere in mezzo a una stanza. Lo voglio nella parete, parte della parete. Invisibile, ma presente. Come certe soluzioni che funzionano perché non si fanno notare, ma stanno lì, ogni giorno, a semplificarti la vita.