Amo il cotto, ma non lo dico mai con leggerezza. Perché chi ha un pavimento in cotto lo sa: è bello, caldo, ruvido al punto giusto, ma richiede attenzioni continue. Il mio è lì da anni, ha superato traslochi, cene, figli, pioggia dentro casa, estati torride e umidità improvvisa. E dopo tutto questo, ogni tanto sembra esausto. Come se avesse dimenticato com’era quando lo abbiamo scelto. Lo guardi in controluce e ti accorgi che ha perso tono, qualche macchia leggera, delle zone che sembrano più chiare. Lo lavi, certo, ma non basta.
Non ho mai amato quei trattamenti pesanti, lucidature plastiche o effetti bagnati da showroom. Il cotto deve restare opaco, materico, deve respirare. Però quando inizia a sembrare triste serve intervenire. Ho provato un po’ di tutto, dai consigli della nonna a prodotti improbabili, con risultati alterni. Alla fine ho capito che servono poche cose, ma fatte bene. Non miracoli, solo un po’ di metodo e costanza. E da quel momento, il mio pavimento ha ripreso a vivere senza più colpi di scena.
I prodotti giusti per far tornare vivo un pavimento in cotto
Il primo errore che si fa con il cotto è pensare che basti lavarlo come qualsiasi altro pavimento. Invece no, perché ogni volta che si usa acqua troppo calda, detergenti forti o strumenti aggressivi, lui si chiude. Diventa opaco, secco, e alla lunga inizia ad assorbire qualsiasi cosa. A me è capitato con una tazzina di caffè caduta in soggiorno: non ho fatto in tempo ad asciugarla che già si era macchiato. Da quel giorno ho cominciato a cercare un metodo diverso, uno che non fosse invasivo ma nemmeno troppo complicato.

Il secondo passaggio è capire che il cotto va nutrito. Ci sono cere che lo rivestono come una pellicola e lo rendono lucido in modo innaturale. Altre invece entrano dentro, proteggono ma lasciano respirare. Io preferisco quelle con effetto satinato o opaco, che mantengono il carattere originario del materiale. Quando le stendi, la superficie cambia subito tono, ma non sembra trattata. Solo più viva. E l’effetto dura a lungo, soprattutto se ogni tanto ci ripassi le zone più battute con un velo leggero. Niente macchinari, basta un panno e dieci minuti.
Un altro aspetto fondamentale è la cadenza. Non serve farlo ogni settimana, ma nemmeno lasciarlo abbandonato per mesi. Io ho preso l’abitudine di fare una pulizia più attenta ogni quattro settimane, e una rinfrescata con la cera ogni sei mesi, massimo un anno. Dipende dalle zone. In cucina e corridoio è ovviamente più necessario. In camera da letto quasi mai. Così facendo, il pavimento resta stabile. Non cambia colore, non si rovina, non si crea quel fastidioso effetto patchwork tra zone trattate e altre trascurate. E cosa più importante, non diventa mai scivoloso o appiccicoso, che è uno dei problemi delle cere sbagliate.

Poi c’è la questione estetica. Un cotto ben trattato crea atmosfera anche in ambienti contemporanei, e funziona benissimo con arredi neutri, legni chiari o metalli opachi. Io ho una zona living con mobili in frassino naturale e lampade in carta, e il pavimento in cotto tiene tutto insieme. E, quando la luce cambia durante la giornata, il colore si scalda o si spegne in modo sempre diverso. È uno di quei materiali che dialogano con l’ambiente.
Infine, una nota pratica. Tutto quello che serve lo si trova facilmente. In ferramenta, negozi online, anche in certi supermercati ben forniti. I costi sono accessibili e una confezione di prodotto dura parecchio. Io con un litro di detergente e un barattolo di cera vado avanti mesi. E una volta che entri in quest’ottica non torni indietro. Perché un cotto che sta bene fa stare bene anche la stanza. E a dirla tutta, anche chi la vive.