Ho imparato a fare bouquet perfetti con 3 trucchi che non c’entrano coi fiori

Dopo molti tentativi falliti, ho capito che per ottenere un bouquet armonioso bisogna guardare oltre i fiori. Piccoli accorgimenti poco visibili trasformano ogni composizione.

Non so esattamente quando ho iniziato a intuire che il vaso conta quanto i fiori, forse è successo dopo l’ennesima volta in cui un bouquet si apriva in modo strano, come se si stesse sgonfiando. Avevo usato una bottiglia elegante, il mazzo era abbondante ma l’effetto finale era senza carattere. Poi ho provato a cambiare recipiente senza toccare nulla del contenuto. Stessi steli, stesso numero, stesse altezze. Solo che stavolta li ho messi in una brocca larga e bassa e per la prima volta sembrava che tutto si tenesse in equilibrio. Il punto è che il contenitore conta. È da lì che parte la composizione, non dai fiori.

Il secondo passaggio è stato rendermi conto che i fioristi non infilano fiori in un vaso e basta. C’è una struttura, sempre. Invisibile, certo, ma indispensabile. A casa è facile sottovalutare questa parte, anche perché nessuno ce la spiega. Ma quando vedi un bouquet che resta fermo, anche se lo sposti o lo rigiri, significa che dentro ha un’impalcatura. Io ho cominciato con del semplice scotch di carta, formando una griglia sul bordo del vaso. Quando ho capito che la composizione nasce anche dalle assenze, non solo dalle presenze, ho iniziato ad apprezzare anche i fiori meno vistosi.

Bouquet mediterraneo, romantico urbano e nordico a confronto

A un certo punto ho iniziato a pensare ai bouquet non come mazzi da riempire ma come ambienti da evocare. E lì sono nati i primi esperimenti consapevoli. Uno che mi è rimasto in mente è il bouquet mediterraneo, fatto solo con lavanda, qualche ramo d’ulivo, un po’ di limonium e piccoli fiori bianchi sparsi qua e là. Nessun colore acceso, ma una specie di respiro ampio, calmo. Messo in una terracotta bassa, sembrava quasi parte della tavola. Ecco, quello è stato il primo mazzo che ho fotografato senza voler cambiare nulla.

Lavanda
Bouquet mediterraneo, romantico urbano e nordico a confronto – designmag.it

Un altro esperimento che ha funzionato è stato in città, per una cena in terrazzo. Mi serviva qualcosa di più morbido, più intimo, ma senza cadere nel lezioso. Ho preso delle rose cipria, un paio di dalie appena aperte e qualche ramo di eucalipto. Tutto messo dentro una brocca smaltata bianca, di quelle vecchie da cucina. Lì ho capito che basta poco per dare un tono romantico a un ambiente urbano. Basta scegliere elementi con curve dolci e colori tenui ma non spenti. Il bouquet romantico urbano è quello che riesce a stare tra i palazzi senza sembrare fuori posto e che, sotto certe luci, con il tramonto alle spalle, diventa quasi teatrale.

Rose
La forma del contenitore conta – designmag.it

Poi c’è quello che ormai preparo a occhi chiusi quando ho voglia di qualcosa di essenziale. Il bouquet nordico. Di solito uso tulipani chiari e rami verdi un po’ spettinati, niente di troppo ricercato. Il trucco è il contenitore: una bottiglia di vetro trasparente, alta e con il collo stretto. È un mazzo che si adatta bene agli interni minimal, ma che si regge anche in contesti rustici, basta cambiare la superficie su cui lo appoggi. È il più facile da realizzare ma anche il più spietato: se sbagli una proporzione si vede subito.

Tulipani
La palette invisibile: emozioni e atmosfera – designmag.it

E poi c’è la parte più sottile, quella che impari a mettere a fuoco solo col tempo. La parte emotiva. A volte un mazzo di margherite riesce a dire più di una cascata di peonie. Ma serve capire cosa vuoi che dica. Non è una questione di colore in sé, ma di atmosfera. Di momento. Di contesto. Una volta ho fatto un bouquet usando solo toni spenti, grigi, beige, qualche rametto secco. Era per una cena silenziosa, in una casa al mare in inverno. Non era il mazzo più vivace ma era quello giusto. Questo per dire che non c’è bisogno di esagerare.

Da quando ho cambiato approccio non compro più fiori con l’ansia del “cosa ci faccio adesso”. Li guardo, li scelgo con calma, mi immagino già dove andranno, con cosa staranno insieme, che tipo di luce avranno intorno. E sì, anche con pochi fiori, quelli del supermercato, riesco a creare qualcosa che ha una forma. Una voce. Perché alla fine un bouquet è fatto di cose che si parlano.

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