La divisione dell’eredità familiare rappresenta spesso un momento delicato nei rapporti tra fratelli, soprattutto quando si tratta dell’abitazione principale.
Molti credono che, alla scomparsa dei genitori, la casa debba essere necessariamente ripartita in parti uguali tra tutti i figli. Tuttavia, la normativa italiana prevede diverse situazioni in cui l’immobile può essere assegnato integralmente a un solo erede.
Questo può avvenire attraverso disposizioni testamentarie, donazioni effettuate in vita o particolari accordi familiari che rispettino comunque le quote di legittima previste dalla legge. Comprendere i meccanismi successori è fondamentale per evitare incomprensioni e conflitti che potrebbero compromettere definitivamente i rapporti familiari e generare costose controversie giudiziarie.
La tutela dei legittimari e il calcolo della quota disponibile
Il nostro ordinamento giuridico protegge determinate categorie di eredi attraverso l’istituto della legittima, garantendo loro una porzione minima del patrimonio ereditario. I
legittimari sono il coniuge, i figli e, in assenza di questi ultimi, gli ascendenti. Questa tutela impedisce al defunto di disporre liberamente dell’intero patrimonio, riservando ai familiari più stretti una quota intangibile.

Accanto alla legittima esiste però la quota disponibile, ossia quella parte di eredità di cui il genitore può disporre a piacimento, favorendo eventualmente uno dei figli rispetto agli altri.
Per determinare correttamente le quote spettanti a ciascun erede, è necessario effettuare un calcolo preciso che parte dal patrimonio esistente al momento della morte (relictum), al quale vanno aggiunte le donazioni effettuate in vita dal defunto (donatum), dopo aver sottratto i debiti.
Questo processo, chiamato riunione fittizia, permette di individuare il valore complessivo dell’asse ereditario. Solo dopo questo conteggio è possibile stabilire se le disposizioni testamentarie o le donazioni pregresse abbiano leso i diritti dei legittimari. Qualora ciò accada, gli eredi lesi possono ricorrere all’azione di riduzione per ottenere il ripristino della propria quota.
Le quattro situazioni tipiche per l’assegnazione dell’immobile
Esistono quattro scenari principali in cui la casa di famiglia può essere attribuita interamente a uno solo dei figli, garantendo comunque l’equilibrio tra le parti.
Il primo caso si verifica quando il valore dell’immobile corrisponde esattamente alla quota ereditaria spettante a uno dei fratelli: in questa situazione, l’abitazione viene assegnata a lui mentre gli altri eredi ricevono beni di pari valore o liquidità compensativa.
Un secondo scenario frequente riguarda le donazioni effettuate dal genitore quando era ancora in vita. Se uno dei figli ha già beneficiato di trasferimenti patrimoniali equivalenti alla sua quota ereditaria, l’immobile può essere destinato all’altro senza violare i principi della successione legittima.
Un terzo caso contempla l’attribuzione di diritti reali diversi dalla proprietà: attraverso il testamento è possibile assegnare l’usufrutto dell’abitazione a un figlio, mentre la nuda proprietà viene divisa tra tutti gli eredi.
Infine, quando uno dei fratelli possiede già una quota dell’immobile acquisita in precedenza, può ottenere la proprietà esclusiva compensando economicamente gli altri coeredi oppure cedendo loro beni di uguale valore, sempre nel rispetto delle quote legittime stabilite dalla legge.






