Direttive case green, esenzioni fino al 22%: quali sono gli edifici esclusi dalla ‘nuova’ normativa

La Direttiva case green e tutti quelli che sono i provvedimenti relativi fa tremare l’Italia ma ci sono specifiche esenzioni da utilizzare.

Il problema di questa novità a livello europeo è la spesa che richiederà a tante famiglie per poter migliorare la condizione degli immobili. La questione riguarda tutta l’Europa ma è ovvio che avrà incidenza maggiore su quei Paesi dove gli edifici sono più datati, cosa ben diversa sarà per coloro che vantano invece abitazioni nuove e comunque di recente costruzione.

Per questo non si può fare a meno di considerare la spesa viva che ciò comporta, dai 20 ai 50 mila euro per abitazione, le tempistiche a disposizione per fare i lavori ma anche le esenzioni possibili a cui appellarsi per evitare di spendere così tanto, soprattutto laddove il valore dell’immobile non valga tale incentivo.

Direttive case green: cos’è l’esenzione del 22% e come si ottiene

La normativa approvata dal Parlamento Europeo prevede come obiettivo massimo la riduzione delle emissioni e questo si traduce praticamente nel risparmio energetico e quindi nell’intervento strutturale sugli edifici per tagliare gli sprechi. Impianti obsoleti, manomessi, malfunzionanti, datati andranno sostituiti e con questo si predispone un’operazione capillare su tutto il territorio.

direttiva case green 22% edifici
Esenzione 22% edifici per direttiva case green (designmag.it)

Il termine ultimo è il 2050 ma negli anni ci sono delle scadenze da rispettare quindi un tot di edifici deve essere revisionato. Inoltre i bonus per l’uso di fonti fossili cesseranno dal 2040 mentre, a partire dal 2030, ci sarà l’obbligo per le nuove costruzioni di essere a zero emissioni.

Per quanto concerne le esenzioni generali queste sono previste per edifici che hanno vincoli specifici per area o storicità, quelli religiosi, temporanei, le case che vengono utilizzate meno di 4 mesi all’anno (ad esempio quelle delle vacanze) gli immobili militari e quelli inferiori ai 50 metri quadri. L’Italia però ha la facoltà di richiedere delle deroghe alla Commissione Europea e queste riguardano gli standard minimi da raggiungere entro una certa data.

Queste devono essere un massimo del 22% del totale degli immobili, quindi considerando 2.6 milioni di fabbricati residenziali nel Paese. Comunque si potranno usare massimo entro il 2037 poi bisognerà tirare le somme e procedere. È una sorta di beneficio volto allo slittamento in cui si dice di non riuscire a fare tutti i lavori entro quella data e per un tot percentuale di edifici si slitta l’adeguamento ma si parla appunto di una variazione in termini di tempo mentre non c’è in termini assoluti. Quindi la cosa migliore è adeguarsi quanto prima, sfruttare ogni bonus previsto e capire come è possibile procedere nel modo migliore economicamente.

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