Succede più spesso di quanto si immagini: si rientra a casa magari dopo una giornata intensa, e cosa si trova? L’ingresso bloccato da un’auto lasciata lì con la naturalezza di chi pensa che i cancelli siano solo decorazioni da giardino. Davanti a certe scene il nervosismo monta in fretta e la tentazione di prendere provvedimenti drastici è dietro l’angolo.
Ma cosa si può fare davvero? E soprattutto: ha senso chiamare la polizia? Si può denunciare? O si rischia solo di perdere tempo e pazienza? La questione è spinosa perché non riguarda solo la maleducazione di chi parcheggia dove non dovrebbe, ma anche la difficoltà concreta di far valere un diritto che dovrebbe essere sacrosanto: quello di accedere liberamente a casa propria.
Eppure, le soluzioni esistono, anche se non sempre sono immediate o note a tutti. Vediamo allora con calma cosa si può fare senza farsi venire l’ulcera.
Sì, parcheggiare davanti al cancello può essere un reato: ecco cosa sapere
Forse non tutti sanno che quando un’auto viene lasciata davanti al tuo ingresso impedendoti fisicamente di entrare o uscire, non si tratta solo di una fastidiosa mancanza di rispetto, ma può costituire addirittura un reato. La Cassazione è intervenuta più volte per chiarire che, in questi casi, si può parlare di violenza privata. No, non serve che ci siano minacce o gesti aggressivi: basta il blocco del passaggio per far scattare la possibilità di sporgere querela.

Questa tutela vale anche se non hai un passo carrabile ufficiale, purché l’ingombro impedisca effettivamente il passaggio. Se invece il parcheggio è molesto ma lascia comunque spazio per passare, magari a piedi, allora la legge non ti darà molta soddisfazione. Per querelare non serve conoscere il proprietario dell’auto, basta fare qualche foto ben chiara alla macchina e alla targa e presentarsi alle forze dell’ordine: a risalire al responsabile ci penserà il pubblico ministero.
Ora, prima di recarsi in questura conviene sapere che si tratta di un reato considerato di lieve entità, e non è raro che tutto venga archiviato senza grossi strascichi, magari con una blanda ammonizione e l’invito a non farlo più. Inoltre, ogni episodio richiede una querela a parte, quindi se il problema è frequente rischi di trasformare la tua vita in una trafila di udienze e carte bollate.
Per fortuna ci sono soluzioni alternative. Molti optano per il classico cartello “non parcheggiare davanti al cancello”, che funziona a volte più della legge stessa, almeno con chi ha un minimo di buon senso. Se vuoi qualcosa di più concreto puoi usare delle barriere leggere, tipo due paletti collegati da una catena, ma solo sul tuo terreno, altrimenti rischi una multa o peggio una denuncia.

E poi c’è sempre il passo carrabile, che non è solo un cartello: si richiede al Comune, costa qualche euro, ma è ufficiale e soprattutto riconosciuto. Una volta ottenuto, nessuno potrà più fare finta di non sapere.
Difendere il proprio cancello si può, ma serve un po’ di pazienza e anche un pizzico di strategia. Meglio non improvvisare, perché tra leggi, regolamenti e permessi, la linea tra farsi giustizia e complicarsi la vita è più sottile di quanto sembri.