Il termine mobbing viene associato al mondo del lavoro ma può riguardare anche altri ambiti ad esempio quello immobiliare. Può mettere in atto un comportamento persecutorio il proprietario di una casa data in affitto per spingere l’inquilino ad andarsene. La Legge punisce questo comportamento.
Mobbing è la parola usata per definire un insieme di comportamenti aggressivi e persecutori che una persona mette in atto per colpire una vittima. Generalmente l’espressione serve per descrivere una situazione che si viene a creare sul luogo di lavoro dove un dipendente può subire comportamenti vessatori da parte del capo, minacce, insulti o declassamenti.
Sebbene la normativa non parli nello specifico di un reato di mobbing i Tribunali condannano questo tipo di condotte persecutorie se integrano atti criminosi puniti dal Codice Penale. Oltre che sul lavoro è possibile parlare di mobbing immobiliare quando un proprietario inizia a diventare l’incubo dell’inquilino. Richieste assurde, lettere dell’avvocato, minacce velate, tutto apparentemente senza motivo ma in realtà una spiegazione semplice c’è. Il locatore vuole costringere il conduttore a lasciare la casa perché gli serve l’immobile libero prima della scadenza del contratto di affitto.
Come riconoscere e provare il mobbing e cosa fare per difendersi
Il proprietario che utilizza la presunta giustizia come strumento di molestia nei confronti dell’inquilino perché vuole l’appartamento libero mette in atto una condotta persecutoria punibile dalla Legge. Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 5044/2017. Il conduttore ha diritto ad un risarcimento per i comportamenti inadeguati e illegali del locatore che hanno causato stress e danni.

Il caso studiato dalla Suprema Corte ha avuto come protagonista un inquilino che in 15 anni di contratto di affitto ha subito numerose iniziative giudiziarie da parte del locatore, tutte infondate.
L’obiettivo del proprietario è parso chiaro, voler cacciare il conduttore tramite continue pressioni psicologiche. Un comportamento considerato inaccettabile dai Giudici perché equivalente ad una grave condotta persecutoria. Non si è trattato di un fatto sporadico ma di una sequenza continuativa di pressione giudiziaria.
Da qui il riconoscimento dell’illecito da parte del locatore che ha continuato ad avviare azioni giudiziarie del tutto infondate e temerarie nei confronti dell’inquilino al solo fine di mandarlo via.
La protratta condotta illecita rende colpevole il proprietario dell’immobile e l’inquilino una vittima che può richiedere un risarcimento per i danni psicologici subiti. In conclusione, il mobbing immobiliare si riconosce nelle pressioni illegali o non da parte dei proprietari per cacciare gli inquilini al fine di sfruttare meglio la casa.





