Negli ultimi anni abbiamo assistito tutti ad un aumento dei costi in bolletta, con le relative difficoltà per le famiglie che potrebbero far fatica ad arrivare alla fine del mese. A volte, però, dietro alle cifre eccessivamente alte potrebbero esserci fattori diversi dai nostri consumi e dall’incremento dei prezzi delle materie prime. Una bolletta esagerata potrebbe indicare che stiamo pagando anche per gli altri condomini.
Per avere un’idea chiara dei consumi interni alla nostra abitazione, possiamo fare affidamento sui contatori privati. Questi strumenti permettono di effettuare una misurazione che esclude i consumi degli altri condomini: a differenza di quelli centralizzati, che ripartiscono le spese tra inquilini, permettono a ciascun utente di pagare solamente per i propri consumi reali, garantendo una maggiore autonomia e offrendo più trasparenza.
Tutti i condomini hanno il diritto di installare un contatore privato. Grazie ad esso, è possibile tutelarsi da problemi dovuti, per esempio, alla morosità altrui gestendo con maggiore precisione la propria fornitura. Sono diversi i vantaggi legati all’uso di questo strumento, che può rivelarsi molto d’aiuto all’interno di un edificio. Ma possiamo essere davvero sicuri della sua utilità ed efficacia?
Contatore privato nel condominio, cosa fare quando le bollette sono troppo alte
Per trovare una risposta alla nostra domanda, possiamo rifarci ad una recente sentenza della Corte d’Appello di Milano. Un condomino che ha installato a sue spese un contatore privato si è contrapposto all’assemblea, che era solita ripartire le spese per il servizio idrico in base ad uno dei criteri previsti dal regolamento di condominio.
Le bollette dell’acqua vengono suddivise a seconda di alcuni principi. I più comuni riguardano i millesimi di proprietà (gli inquilini pagano in proporzione al valore del loro immobile); il numero di membri nel nucleo famigliare residente; oppure la ripartizione in parti uguali. Negli ultimi due casi è richiesta l’approvazione unanime da parte dell’assemblea.

Nel regolamento condominiale può essere riconosciuto uno di questi criteri, che varrà come legge tra i proprietari. Per modificare la normativa, qualora il regolamento abbia natura “contrattuale”, è necessario emanare una nuova delibera approvata all’unanimità da tutti i condomini (non solo una decisione a maggioranza).
Tornando alla vicenda del proprietario che ha installato un contatore privato per determinare i consumi nella sua unità abitativa, il diretto interessato si è contrapposto alla delibera dell’assemblea che prevedeva la spartizione delle spese in base al numero di occupanti dell’abitazione. Inizialmente, il suo appello ha trovato conferma in tribunale. Il condominio si è poi rivolto alla Corte d’Appello di Milano, che ha ribaltato la sentenza.
L’assemblea aveva permesso all’inquilino di acquistare un contatore privato con una delibera a maggioranza. Una volta riconosciuto il suo errore (per modificare le disposizioni del regolamento è necessaria l’unanimità, come spiegato) ha revocato l’autorizzazione concessa al condomino ed è tornata ad applicare il criterio originario.
L’installazione di un contatore privato in un’unità immobiliare non basta per far venire meno i vincoli di ripartizione delle spese che vengono determinati dal regolamento condominiale, in quanto non consente di gestire adeguatamente i consumi comuni a tutti i proprietari. In questo modo, si impedisce una ripartizione equa.