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Fai da te: guide passo passo

Sembrava solo un pezzo di metallo inutile: e invece ho creato un tavolino industrial con il tamburo della vecchia lavatrice

Iniziamo col dire che non è che mi metto a smontare elettrodomestici per sport, ma una mattina la lavatrice ha deciso di abbandonarmi dopo anni di servizio. Mentre cercavo di portarla fuori pezzo per pezzo, mi è rimasto in mano il tamburo. Freddo, pesante, bucato come un colapasta, sembrava solo un rottame. Poi però l’ho riguardato meglio. C’era qualcosa in quella forma, quel metallo traforato, che mi ha fatto fermare.

Non lo so spiegare bene, ma l’idea è arrivata di colpo, come se fosse sempre stata lì e stesse solo aspettando il momento buono. Mi sono messa a rigirarlo tra le mani, e più lo guardavo più pensavo che sarebbe stato un peccato buttarlo. Alla fine, è così che è iniziata la storia. Senza grandi piani o progetti, solo con un rottame in cucina e un’idea strana in testa. A dirla tutta, non avrei mai pensato che quel pezzo di lavatrice finisse in salotto. E invece eccoci qua, ti racconto come ho fatto!

Come un tamburo di lavatrice è diventato un tavolino da salotto

Per partire col progetto, la prima cosa era trovare un piano d’appoggio. Mi serviva qualcosa di tondo, ovviamente. Avevo pensato al legno, ma poi l’idea del vetro mi piaceva di più: dava un contrasto interessante con il metallo e lasciava intravedere l’interno. Plexiglass? Anche, ma per me era troppo leggero. Poi ci sono i piedini. Non obbligatori, ma se vuoi evitare che il tamburo rotoli come un barile ogni volta che lo tocchi, meglio metterli.

Prima di toccare spray o colla, il tamburo andava pulito per bene. E non è stato proprio uno scherzo. Ho tirato fuori spugne, sgrassatore, una spazzola dura, un paio di guanti e tanta pazienza. C’era ancora sporcizia incrostata dentro, chissà da quanto tempo. Poi ho dato una passata veloce con la carta abrasiva per togliere i punti un po’ arrugginiti. Non serviva renderlo perfetto, ma almeno dargli una base decente sì. Alla fine ho scelto una vernice spray nero opaco, effetto ferro vecchio. Occhio però: mascherina e finestre aperte, sempre.

Come un tamburo di lavatrice è diventato un tavolino da salotto – foto amazon.com – designmag.it

Per montare tutto ci ho messo poco. Il piano in vetro l’ho fissato con colla epossidica, ma puoi usare anche delle viti se scegli il legno. Per i piedini sotto invece ho usato il trapano, più per sfizio che per necessità, perché mi piace l’idea che il tavolino sia leggero ma stabile. Se vuoi alzarlo un po’ o renderlo mobile, le ruote sono una buona opzione. Tra l’altro, sia il vetro tondo temperato che i piedini in metallo li trovi tranquillamente da Amazon.

Poi arriva il momento in cui ti chiedi dove metterlo. All’inizio l’ho appoggiato vicino al divano, quasi per provarlo. E invece ci è rimasto. Funziona bene come tavolino da salotto, ma lo vedrei anche in una camera da letto minimal, al posto del comodino. Oppure in un ingresso, magari con sopra una pianta. Fa colpo anche solo da spento, figuriamoci con la luce. In un loft o una stanza studio, ha quel non so che da pezzo unico, come se fosse lì da sempre ma nessuno avesse notato quanto fosse strano e perfetto.

Funzionale, economico, unico: ecco perché ne vale la pena – foto generata con chatGPT – designmag.it

E il bello è proprio questo. Nessuno direbbe mai che era una lavatrice. Non solo per come è cambiato fuori, ma per il fatto che funziona. Ha i fori già pronti, puoi persino trasformarlo in fioriera luminosa se un giorno ti stanchi del tavolino. E alla fine, quanto ho speso? Praticamente niente. Un po’ di colla, una bomboletta, due piedi di metallo, e il piano in vetro che ho trovato online a meno di trenta euro. Non è una di quelle cose che compri, è una cosa che fai.

A volte basta poco per cambiare modo di vedere gli oggetti. Quel tamburo sembrava solo un pezzo da buttare, uno di quelli che finiscono nel ferro vecchio e nessuno ci pensa più. Ora invece è uno dei punti forti della casa. Quando viene qualcuno, è la prima cosa che guarda. E ogni volta mi tocca rispondere alla stessa domanda: “Ma davvero era una lavatrice?” Già, e chi l’avrebbe mai detto.

Rosa Liccardo

Sono laureata in Storia dell'arte ed ho la passione per i libri e la scrittura. Redattrice da qualche anno e amo scrivere di lifestyle, viaggi, arte e turismo. Sono appassionata di grafica e fotografia e nel tempo libero mi piace cucire, vedere film e serie tv. Ho una predilezione per i fantasy!

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