Molti hanno smesso di usare l’ammorbidente: il segreto per panni soffici è già nella tua lavatrice - designmag.it
Succede che ti ritrovi con tessuti rigidi, ruvidi, quasi ingessati? Capita soprattutto in inverno, quando l’asciugatura in casa non aiuta, ma anche a chi ha deciso di dire addio all’ammorbidente per motivi di salute o semplicemente perché i costi si sommano e l’impatto ambientale pesa sulla coscienza. Non è un dettaglio da poco: i panni che indossiamo ogni giorno finiscono per raccontare più di quanto pensiamo sulla cura che dedichiamo a noi stessi, eppure spesso ci rassegniamo a quell’effetto “croccante” che poco ha a che vedere con la sensazione di comfort che cerchiamo.
La buona notizia è che la tecnologia ha iniziato a darci una mano proprio su questo fronte. Le lavasciuga di ultima generazione nascondono funzioni che non tutti conoscono e che possono cambiare l’esperienza del bucato. Programmi “anti-piega” o “soft care” che promettono di ridare elasticità e morbidezza alle fibre senza ricorrere ad additivi. È come se il segreto fosse sempre stato lì, nel tamburo che gira sotto i nostri occhi, ma non ce ne siamo accorti perché eravamo troppo abituati a pensare che solo una bottiglia di liquido profumato potesse fare la differenza. Forse è arrivato il momento di guardare con più attenzione a ciò che già abbiamo in casa.
Smettere di usare l’ammorbidente è una scelta che in molti stanno facendo, e le ragioni sono più di una. Da una parte c’è il tema della salute, perché le fragranze sintetiche e le sostanze chimiche possono diventare un problema per chi ha la pelle sensibile o soffre di allergie. Dall’altra c’è la sostenibilità, un concetto che negli ultimi anni è entrato a pieno titolo nella quotidianità: ogni lavaggio è un piccolo scarico di prodotti chimici nell’ambiente e ridurre questi consumi è una responsabilità collettiva.
Non ultimo, c’è anche la questione economica: eliminare una voce dalla lista della spesa non è mai irrilevante, soprattutto se pensiamo a quanti lavaggi facciamo in un anno. La vera sorpresa, però, è che non serve rinunciare alla morbidezza dei tessuti per ottenere questi benefici. Le nuove lavasciuga hanno introdotto sistemi che intervengono direttamente sulle fibre. Movimenti più delicati del tamburo riducono le pieghe, getti di vapore o aria tiepida ammorbidiscono i capi, cicli brevi “refresh” rinfrescano senza stressare i tessuti.
Le aziende hanno iniziato a puntare molto su queste funzioni, e ogni marchio le interpreta a modo suo. LG con i cicli Steam lavora sul potere del vapore per distendere le fibre, Samsung ha inserito sensori intelligenti che regolano i programmi per prevenire le pieghe, Bosch si concentra sul controllo della temperatura con la sua tecnologia AutoDry.
Mentre Whirlpool mantiene i capi in movimento anche a ciclo concluso con il sistema FreshCare. AEG, invece, punta su cicli a bassa temperatura che trattano i tessuti in modo più delicato. Sono approcci diversi che rispondono a una stessa esigenza: avere capi morbidi senza dipendere dall’ammorbidente.
Ci sono poi alcuni accorgimenti pratici che restano validi a prescindere dalla tecnologia. Non caricare troppo il cestello, perché i tessuti hanno bisogno di spazio per muoversi. Scegliere centrifughe meno aggressive e temperature moderate, perché un tessuto stressato è un tessuto che invecchia prima. Estrarre subito i capi una volta terminato il ciclo, così da evitare che le pieghe si fissino. E se si vuole un piccolo aiuto in più, le palline da asciugatrice in lana o gomma sono alleate silenziose che ammorbidiscono le fibre senza rilasciare nulla.
Il risultato di tutto questo non si misura solo nella morbidezza. C’è un risparmio concreto di tempo, perché si riduce la necessità di stirare. C’è un minore consumo energetico, perché i cicli studiati per prevenire le pieghe sono ottimizzati e non richiedono ore di asciugatura.
E c’è una maggiore durata dei capi, perché le fibre meno stressate conservano meglio i colori e la resistenza. In pratica, è un insieme di vantaggi che vanno oltre il singolo lavaggio e che cambiano il modo in cui pensiamo al bucato.