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Architettura

Doveva essere una banca, oggi ci fai la spesa: le metamorfosi più assurde dell’architettura

Il riuso degli edifici è un fenomeno che racconta tanto delle città quanto delle persone che le abitano. C’è un aspetto pratico, perché demolire e ricostruire costa di più e inquina di più. Ma c’è anche un lato simbolico: recuperare un vecchio edificio significa non cancellare la memoria del quartiere e darle invece nuova linfa. È una forma di architettura che vive nel presente ma porta sempre con sé un’eco del passato.

Gli architetti lo chiamano “adaptive reuse”, noi potremmo definirlo il riuso intelligente degli spazi. Significa prendere un edificio che non serve più al suo scopo originario e dargli una seconda vita con una funzione completamente diversa. Le ragioni sono molteplici: risparmiare risorse, evitare demolizioni costose, conservare il patrimonio storico, rivitalizzare zone abbandonate. È un approccio che oggi è quasi obbligato, perché il consumo di suolo e i costi di costruzione rendono insostenibile il vecchio modello “buttiamo giù e rifacciamo da zero”.

Reinventare il passato per dare senso al presente

Ci sono casi che sono diventati veri simboli di questa pratica. A Cleveland, l’ex Cleveland Trust Company Building era una banca monumentale con una grande rotonda centrale. Oggi dentro c’è un supermercato e ai piani alti bar e caffetterie, ma l’architettura originale è stata conservata e dona un’atmosfera unica a chi entra a fare la spesa.

Negli Stati Uniti molti enormi supermercati “big box” si riconvertono in scuole, palestre o uffici, perché le loro strutture rettangolari offrono spazi larghi e versatili. In Inghilterra, il Barley Hall di York, un’antica casa medievale, oggi funziona come museo ed espone una ricostruzione fedele del Quattrocento, diventando un pezzo di identità cittadina. Mentre in Europa, il progetto “SuperHub” mostra un’altra direzione: edifici progettati fin dall’inizio per restare flessibili e adattarsi a funzioni diverse nel tempo.

In Europa, invece, il riuso ha una forte connotazione culturale e sostenibile: nei Paesi Bassi, in Germania e in Scandinavia esiste un’attenzione particolare al recupero. Il Regno Unito è maestro nel trasformare edifici storici in spazi culturali, mentre in Italia il fenomeno cresce più lentamente ma con casi significativi. Ex fabbriche, opifici e stazioni ferroviarie hanno trovato nuova vita come spazi per eventi, loft, biblioteche o sedi di design. Sono esperienze che mostrano come l’identità locale possa essere rivitalizzata proprio attraverso queste metamorfosi.

I vantaggi sono evidenti: si riducono gli sprechi, si conservano elementi storici e architettonici, si risparmia rispetto a una nuova costruzione. Spesso i tempi sono più brevi e il risultato ha un valore scenografico che nessun edificio ex novo potrebbe replicare. Allo stesso tempo ci sono criticità. Le normative sono complesse, i vincoli di tutela possono rallentare i progetti, gli adeguamenti tecnici costano molto e in alcuni casi lo stato dell’edificio è talmente compromesso da rendere difficile un recupero. È un equilibrio delicato fra entusiasmo creativo e pragmatismo.

Chi progetta un riuso deve partire dalla struttura esistente e dalla sua condizione. Conta molto anche la posizione e il rapporto con il quartiere. Un edificio può diventare polo culturale se è in centro, ma magari conviene trasformarlo in spazi abitativi se è in una zona residenziale. L’accessibilità è cruciale, così come la sostenibilità: materiali riciclati, efficienza energetica, flessibilità futura. Non è solo una questione tecnica, ma un dialogo con la comunità che andrà a vivere e usare quello spazio.

Un edificio riconvertito non cambia solo il proprio destino, ma quello del quartiere che lo circonda. Può riportare vita dove c’era abbandono, attirare nuovi residenti o turisti, diventare un punto di riferimento per eventi e attività. Ma porta anche sfide: il rischio di gentrificazione, l’aumento dei prezzi, la perdita di accessibilità per chi viveva in quella zona.

Guardare un supermercato che una volta era una banca o un loft nato in una fabbrica dismessa significa leggere due tempi nello stesso spazio. È una forma di architettura che non si limita a conservare, ma reinventa con creatività. In futuro vedremo sempre più esempi di questo tipo, perché il riuso adattivo non è solo una moda, è una necessità urbana. E la bellezza sta proprio lì: edifici che parlano del passato ma servono il presente, scrivendo nuove storie nelle stesse mura.

Rosa Liccardo

Sono laureata in Storia dell'arte ed ho la passione per i libri e la scrittura. Redattrice da qualche anno e amo scrivere di lifestyle, viaggi, arte e turismo. Sono appassionata di grafica e fotografia e nel tempo libero mi piace cucire, vedere film e serie tv. Ho una predilezione per i fantasy!

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