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Normative

Condominio, cambiano le regole: nessun diritto al risarcimento da parte dei vicini

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha ridefinito i confini della tutela condominiale in materia di disturbi acustici, stabilendo criteri più rigorosi per ottenere il risarcimento danni.

La sentenza rappresenta un punto di svolta per migliaia di contenziosi in corso tra vicini di casa e modifica sostanzialmente l’approccio giuridico alle controversie condominiali legate ai rumori. Non basterà più lamentarsi genericamente di schiamazzi, docce notturne o movimenti di mobili per pretendere un indennizzo economico dai condomini responsabili.

Il nuovo orientamento giurisprudenziale richiede prove concrete, oggettive e documentate dell’intollerabilità delle immissioni sonore, spostando l’onere probatorio in modo significativo su chi si ritiene danneggiato.

L’onere della prova diventa insormontabile per chi lamenta disturbi

La Cassazione ha stabilito che le semplici testimonianze di disagio personale o le chiamate sporadiche alle forze dell’ordine non costituiscono più elementi sufficienti per dimostrare l’intollerabilità delle immissioni acustiche. Questo principio emerge chiaramente dall’analisi di un caso che si è protratto per oltre vent’anni, coinvolgendo decine di testimoni, verbali della Polizia Municipale e persino consulenze mediche.

L’onere della prova diventa insormontabile per chi lamenta disturbi – desingmag.it

I giudici hanno rigettato le richieste risarcitorie proprio perché mancavano riscontri oggettivi e misurabili del superamento della normale tollerabilità prevista dall’articolo 844 del Codice Civile.

La presenza di regolamenti condominiali più restrittivi non modifica questo scenario: anche quando esistono norme interne che vietano determinati comportamenti rumorosi, la loro violazione non genera automaticamente il diritto al risarcimento.

Serve dimostrare che le immissioni abbiano prodotto un pregiudizio serio e documentabile sulla salute psicofisica del danneggiato, incidendo su diritti costituzionalmente rilevanti come la salute o l’inviolabilità del domicilio.

Le registrazioni audio occasionali, i diari personali annotati e le testimonianze di amici o parenti risultano insufficienti se non accompagnate da perizie fonometriche certificate, referti medici che attestino patologie stress-correlate, o verbali delle autorità competenti che confermino il superamento dei limiti acustici nelle fasce orarie protette.

Cosa possono fare concretamente i condomini per difendersi dai rumori

Nonostante l’inasprimento dei requisiti per ottenere risarcimenti, esistono ancora strumenti preventivi e alternativi che permettono di gestire le situazioni di disturbo senza ricorrere necessariamente a lunghi contenziosi giudiziari.

La soluzione più efficace rimane quella della mediazione condominiale, che consente di affrontare il problema attraverso il dialogo assistito da un professionista neutrale, spesso con risultati più rapidi e meno costosi rispetto ai tribunali.

Modificare il regolamento condominiale introducendo fasce orarie di silenzio più stringenti e prevedendo sanzioni pecuniarie interne rappresenta un deterrente concreto per i comportamenti molesti ripetuti.

L’installazione di sistemi di isolamento acustico, sebbene costosa, può essere deliberata dall’assemblea condominiale come intervento strutturale definitivo, ripartendo le spese tra tutti i proprietari o ponendole a carico di chi genera i disturbi.

In casi estremi, quando i rumori configurano il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone, rimane percorribile la via penale attraverso denuncia-querela, che attiva meccanismi di accertamento da parte delle autorità competenti.

Simone Nozza

Mi chiamo Simone Nozza e vivo in provincia di Roma . Sono uno studente universitario presso la sapienza.

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