Fuorisalone Day 6: zona Duomo

Alessandra Alessi de L'inconsueto, per l'ultimo giorno del Fuorisalone del mobile, sceglie la zone del centro, tra boutiques, gallerie e showroom dove la commistione tra arte e design è labile

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Sebbene il sesto giorno sia apparentemente, quello meno impegnativo, è pur sempre quello conclusivo e per giunta di domenica. Ci si trascina per le vie affollate, esalando gli ultimi sguardi alle proposte e ai negozi, regalando a questo appuntamento del Fuorisalone, le ultime briciole di energia.
So bene che è sempre difficile scovare l’inconsueto nella zona Duomo nel suo quadrilatero di boutiques di lusso, ciò non toglie che vi si possano trovare proposte sorprendenti, il più delle volte per le scenografie con le quali i brand rinomati allestiscono i loro spazi.

Ed anche per la giornata conclusiva, mi fa piacere avere Isa con me e ascoltare i suoi commenti, sempre molto pertinenti. Andiamo a prenderla. Si presenta con un cencio vichy bianco e blu, a mò di provenzale, che protegge un plateau d’argento sul quale poggia uno strudel che farebbe gola a chiunque. Lo gustiamo sedute in macchina, ordinando un caffè al baracchino accanto, come fossimo in un drive in.

Tra gli showroom della moda in centro

Una creazione di Stefano Prina per Wunderkammer

Iniziamo dalle zone limitrofe del centro. A cominciare da Via Dei Piatti. In un laboratorio orafo, Stefano Prina presenta Wunderkammer. Una serie di installazioni di antiquariato alieno. E ancora una volta, ritrovo il suggestivo tema dell’occhio, che osserva la nostra quotidianità. Occhio che s’incarna in una serie di figure antropomorfe di grande sapore estetico. Uno sguardo fra passato e futuro, ma che si sofferma sul presente, per interrogarsi su temi quali: la decrescita e la perdita della cultura artigianale, affermando la sua presenza decorativa e la valenza artistica.

La vetrina di Vincenzo Dascanio

Poco più in là, all’angolo con Piazza Missori, si trova Vincenzo Dascanio. Un enorme spazio su tre piani. Mi è capitato di passare più volte di lì, senza mai fermarmi e ci è voluto il Fuorisalone per scoprire un intero universo distribuito su 3 piani, illuminati da immense vetrate che lasciano entrare i tetti con i loro comignoli in uno spazio a dir poco eclettico.
Una quantità inaudita di oggetti e mobili, molti dei quali provenienti da Parigi, Londra e New York. Inseriti in questo mood internazionale e dove si trovano un sacco di idee, ecco trionfare la nuova collezione di carta da parati, dedicata al food, di questo interior designer dal sapore poliedrico che non ama definire uno stile tout court. Preferisce i diversi colori e possibilità che il mondo offre, incluso il suo amore spassionato per le piante e tutto ciò che esse richiedono.

Patricia Urquiola per Baccarat

Dopo un intenso scambio con Vincenzo Dascanio, ci si addentra per le vie del quadrilatero per raggiungere Palazzo Morando dove, un percorso fatto di giochi di luci, chiaroscuri e tagli, mette in risalto e crea un palcoscenico perfetto per i sempre elegantissimi ‘gioielli’ della nuova collezione Baccarat e le sue proposte eccellenti by Patricia Urquiola, Philippe Starck, Jaime Hayon e Mathias.
Di grande sapore la collezione di accessori ‘ZOO’ ideata da Jaime Hayon e che raffigura orsi, scimmie e papere in cristallo purissimo seppur contaminato da colori accesi.

Duck Bear and Monkey di Jaime Hayon per Baccarat

Poco più in là, raggiungiamo un altro Palazzo: Il Bagatti Valsecchi che ospita, anche quest’anno, una retrospettiva di Venini. Nell’ineguagliabile percorso che ti costringe ad attraversare le maestose e poetiche sale di questo luogo, rimango estasiata dalla trilogia di vasi sviluppati in colori diversi da Tadao Ando.

Tadao Ando per Venini

E’ il turno di Marsotto edizioni con le sue novità in marmo presentate nel medesimo spazio dell’anno scorso. Un allestimento tanto etereo, da far confondere persino lo sguardo che fatica a riconoscere i confini del bianco del suolo e dei muri e quello dei tavoli in marmo. Nessun elemento di rottura, nessun messaggio aggiuntivo per designer come David Chipperfield, James Irvine, Jasper Morrison, Konstantin Grcic e Naoto Fukasawa che presentano una serie di tavoli.

I lampadari Tunisia di Giacomo Ravagli per Nilufar

Dal bianco assoluto di Marsotto alla ridondanza decorativa della collezione Unlimited presentata da Nilufar .
Nel suo spazio di Via Della Spiga sono esposti una serie di pezzi, molto diversi fra di loro, ognuno dei quali assume un’impronta decorativa circoscritta all’isola in cui si trova. In un percorso di sale che accolgono lampade, marquetterie, dipinti e tavoli, si possono individuare molti pezzi inconsueti sia dal punto di vista estetico che per la lavorazione. Giacomo Ravagli, ad esempio presenta Tunisia, una serie di 3 lampade che compongono un unico ‘chandellier’. Una costellazione di luci.
Bethan Laura Wood presenta un’evoluzione ancor più raffinata del suo studio sulla ‘marquetterie’ che si esprime con una serie di tavolini che portano il nome Playtime tables e che, con un gioco di incastri, si possono sovrapporre, ad altezze diverse. I colori pastello, rendono questa collezione delicata e poetica.
Leggiadre e pittoriche le farfalle di Daniele Innamorato, opere allestite come una vera collezione di farfalle, fissate al muro con spilli lievi, su una serie di cartoncini che evocano il famoso test di Rorschach, appesi formando un unico quadro. Un’enorme macchia di colori che richiama la poltrona sottostante, anch’essa a forma di Vanessa.

Le farfalle di Daniele Innamorato da Nilufar

A pochi passi, Gaia&Gino espongono una nuova serie di vasi e accessori dal nome più che scontato: Gaia&Gino e Swarovsky elements. Una collezione molto diversa dalle precedenti e che si impone, nell’universo del lusso, soltanto per la moltitudine di Swarovsky incastonati o applicati a vetri e metalli, rendendoli ‘un tantino impositivi’.

Gaia&Gino and Svarovsky elements

Di luce in luce

Attraversiamo le strade del quadrilatero in un zig zag estenuante, cercando di oltrepassare la fiumana di persone di tutto il mondo, fra cui moltissimi brasiliani. Continuando il percorso, a suon di passi felpati e svelti, incrociamo le divertenti vetrine di Hermès, concepite dalla magica e onirica Kiki Van Eijk. E procediamo con passo sicuro verso Ingo Maurer, che non delude mai. Fa parte di quel gruppo di designer così solido e il cui universo è tale da non aver bisogno di sovrastrutture per esprimere con idee semplici una genialità congenita.
Per quest’occasione, rivisita e re-interpreta in chiave ancor più ironica, alcuni suoi pezzi cult, consolidando la sua ricerca sui LED, proponendo una serie di candele e candelieri a led, appunto.

Ingo Maurer Lamp


E, di luce in luce, scopriamo le novità di un inatteso Alessi Lux che lancia Forever Lamp: una serie di lampadine dal design prezioso, la cui peculiarità è la longevità. Una novità che gioca le sue carte sulla lampadina, in uno studio di forme che mantengono intatto lo spirito di quest’oggetto, rielaborandolo con una diversa chiave di lettura, impreziosendola.

Alessi Lux, Forever lamp

Ross Lovegrove , invece, presenta per Artemide il magico paravento in vetro luminoso Botanic Rain che, come una cascata d’acqua, si precipita verso il basso, ondeggiando le sue forme ispirate al mondo botanico. Inaspettate anche la lampada da parete Droplet Mini LED, che ricorda il movimento prodotto lanciando i sassi nell’acqua. Luci che portano armonia e un senso di pace, richiamando l’assoluto bisogno di benessere.

Artemide Botanic Rain by Ross Lovegrove

E con quest’ultimo giro nelle vie di un centro affollato, si conclude una maratona fatta di eventi, personalità, giovanissimi designer, giornalisti e un intero mondo che popola le vie di Milano, facendo di questa città (almeno per una settimana l’anno) un crocevia di idee, proposte, scambi e incontri.
Chissà, se saranno proprio questi nuovi confronti a generare idee e progetti innovativi, tessendo le fila di un futuro ancora tutto da progettare. Inaspettato, proprio come i cerchi nell’acqua.

Droplet mini led by Ross Lovegrove per Artemide light

Ma ancor di più laddove la crisi incombe, e per crisi intendo principalmente una crisi di valori, è generatrice di un bisogno di essenzialità e spontaneità, di creare benessere, facendo dei designer i progettisti di un vivere sostenibile.
Gli artifici e le sovrapposizioni concettuali non hanno più senso, infatti emergono e stonano più di prima. I progetti giovani sono più apprezzati, nati per pura sperimentazione, elaborati per amore del design e delle sue forme, legate ad un bisogno vitale di rinascita, mettendosi in gioco senza il timore di mostrare tutto il processo che sta dietro l’idea.

Credo proprio che l’era della dimostrazione forzata e a tutti i costi stia per arrivare al capolinea.

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